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3. Le sfide poste dal Cloud Computing

L’adozione delle nuove tecnologie digitali, e le sfide che ne conseguono, sono oggetto di importanti regolamentazioni UE quali, tra le altre, i Regolamenti (UE) 2016/679 e 2018/1807 (c.d. GDPR e libera circolazione dei dati non personali) e la Direttiva 2016/1148 (c.d. Direttiva NIS), e di sicurezza nazionale, quali la legge 133/2019 (c.d. Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, PSNC) [2].

3.1 Autonomia Tecnologica

Al fine di governare e gestire i processi di trasformazione digitale del Paese, come già riconosciuto nella prassi e dalle principali istituzioni europee, ricopre un’enorme importanza strategica l’autonomia nel controllo delle infrastrutture digitali del Cloud e conseguentemente nello stoccaggio e nell’elaborazione dei dati [3].

È noto, però, che le quote di mercato delle infrastrutture Cloud delle aziende europee rappresentano un valore residuale (inferiore al 10%) rispetto a quelle detenute dalle aziende extra UE [4]. Tale criticità, peraltro, non è circoscritta ai soli servizi e piattaforme digitali, ma anche e soprattutto alle infrastrutture che consentono il funzionamento degli stessi.

Alla luce di tale posizione di debolezza contrattuale per gli stati europei, l’adozione massiva di tecnologia Cloud per l’erogazione dei servizi della PA è soggetta al rischio di modifiche unilaterali delle condizioni dei servizi forniti, che potrebbero determinare variazioni significative degli stessi (dall’aumento dei costi di erogazione all’interruzione del servizio), in ragione di intenti potenzialmente non controllabili dal Paese. Per questo, il raggiungimento di un’autonomia tecnologica ha importanti ricadute non solo sulla possibilità di esercitare un diretto controllo sui dati e sui servizi, ma anche sulla possibilità di promuovere un ecosistema di tecnologie, indispensabile per lo sviluppo del Paese (Cloud Computing, IoT, Artificial Intelligence, Quantum Computing).

3.2 Controllo sui dati

La gestione dei servizi Cloud da parte di fornitori di paesi extra UE pone un rischio sistemico aggiuntivo dovuto alla normativa in essere in tali paesi. Come noto, legislazioni extra UE [5] possono portare, previa sussistenza delle previste circostanze, alla richiesta unilaterale al fornitore dei servizi Cloud di fornire l’accesso ai dati presenti sui sistemi. Tali fattispecie comportano la possibilità, per uno Stato estero (o Paese Terzo), di accedere a dati (o flussi di dati) particolarmente sensibili e strategici per i cittadini e le istituzioni italiane.

In tale ottica è necessario, nell’ambito della strategia, determinare in modo chiaro, attraverso una procedura di classificazione, le tipologie di dati che potranno essere gestiti da un fornitore extra UE attraverso un Cloud pubblico e quali dati invece avranno bisogno di essere gestiti da un fornitore Cloud che soddisfi specifici requisiti di sicurezza per abbattere il rischio che questi dati siano accessibili anche a governi di Paesi Terzi. La gestione di tali rischi, necessariamente, ha risvolti non soltanto tecnologici ma anche impatti geopolitici sulla scena internazionale che dovranno essere opportunamente considerati.

3.3 Aspetti di resilienza

Le infrastrutture e i servizi Cloud che supportano le applicazioni della PA, e le funzioni essenziali del Paese, dovranno adottare opportuni accorgimenti, di tipo procedurale e tecnico, di sicurezza, ridondanza e interoperabilità. Infatti, per innalzare il livello di resilienza nei confronti di incidenti, quali attacchi cyber e/o guasti tecnici, si renderà necessaria da un lato l’applicazione di controlli di sicurezza stratificati (es. pseudoanonimizzazione, cifratura con gestione on-premise delle chiavi, ecc.) conformi ai requisiti specifici dei dati trattati, e dall’altro l’introduzione di funzionalità di continuità di servizio e disaster recovery in siti geograficamente distribuiti sul territorio nazionale.

In particolare, sebbene le prassi e gli standard tecnici internazionali siano largamente applicati dai fornitori di servizi Cloud, vista la criticità dei dati e dei servizi coinvolti, la strategia di migrazione al Cloud non può prescindere da un processo di qualificazione dei fornitori di Cloud pubblico e dei loro servizi.

Inoltre, la qualificazione non deve limitarsi a valutare gli aspetti di sicurezza sopra richiamati, ma anche quelli architetturali e organizzativi, poiché pure questi ultimi possono incidere sulla resilienza dei servizi forniti, ad esempio, in situazioni di vendor lock-in.

Un’altra importante direzione, in linea con le recenti iniziative e direttive dell’agenda digitale europea [6], è quella della standardizzazione, dell’armonizzazione e dell’interoperabilità dei servizi Cloud. In quest’ottica, con il coinvolgimento anche dell’Italia, è stato avviato il progetto GAIA-X [7] con l’obiettivo di sviluppare requisiti comuni per un’infrastruttura dati europea. Il progetto, rivolto alle imprese europee, mira a costituire un ecosistema digitale aperto e resiliente mediante la federazione di servizi Cloud, basati su standard comuni a garanzia di trasparenza e interoperabilità, in grado di collegare infrastrutture centralizzate e decentralizzate trasformandole in un sistema omogeneo.

Immagine che mostra le sfide del cloud computing.
[2]Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 21 settembre 2019, n. 105, recante disposizioni urgenti in materia di Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica.
[3]OECD (2019) Regulation and IRC: challenges posed by the digital transformation. 20th meeting of the Regulatory Policy Committee, 17-18 April 2018, OECD Conference Centre, Paris, France.
[4]Si veda, ad esempio, https://www.gartner.com/en/newsroom/press-releases/2019-07-29-gartner-says-worldwide- iaas-public-cloud-services-market-grew-31point3-percent-in-2018 e https://www.idc.com/getdoc.jsp?containerId=prUS45552219 e https://www.forbes.com/sites/steveandriole/2019/11/20/forrester-research-gets-cloud–computing-trends-right/#5b30ee4468a2.
[5]Esempi sono il National Intelligence Law of the People’s Republic of China, il Clarifying Lawful Overseas Use of Data Act (CLOUD Act) o il Foreign Intelligence Surveillance (FISA).
[6]https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/europe-fit-digital-age_en
[7]https://www.data-infrastructure.eu/