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2.3. Metodo di lavoro

In termini generali il design dei servizi ha due capisaldi: la co-progettazione, ovvero la necessità di coinvolgere gli stakeholder per identificare in itinere i loro bisogni e creare consenso intorno alle soluzioni, e la prototipazione, ovvero la generazione a tutti gli stadi di artefatti nei quali materializzare le idee e raccogliere spunti via via più precisi rispetto all’output finale atteso. Su questi due capisaldi si innesta la realizzazione della soluzione attraverso componenti di design e sviluppo tecnico, e infine un percorso di miglioramento continuo basato sulla misurazione dell’efficacia.

Un processo di design deve essere orientato ai risultati e deve quindi contemporaneamente:

  • saper esplorare il problema attraverso gli occhi degli stakeholder;
  • ideare nuove funzionalità testando la loro utilità attraverso artefatti;
  • costruirle secondo degli standard di qualità adeguati;
  • avviare un percorso di miglioramento continuo.

Esistono diverse modalità “per fare design” e per organizzare i processi di progettazione, a partire dalle competenze chiave dei membri del gruppo di lavoro. Da questo punto di vista il processo di service design è perfettamente compatibile con modalità di lavoro agile tipiche dei processi di produzione di tecnologie digitali così importanti nello sviluppo dei servizi digitali. È possibile strutturare il percorso di progettazione per cicli di lavoro successivi (“sprint” nella metodologia agile), svolgendo iterazioni di ascolto dell’utente, ideazione di soluzioni, prototipazione e validazione, facendo evolvere man mano il prototipo in una soluzione solida.