L’ecosistema italiano
L’ecosistema italiano dell’IA è caratterizzato da quattro categorie di
attori: 1) comunità scientifica 2) centri di trasferimento tecnologico
3) fornitori di tecnologie e soluzioni 4) utenti pubblici e privati
(come organizzazioni e aziende). Questa sezione esamina i punti di forza
e di debolezza per ciascuna di queste categorie.
- Comunità scientifica
La comunità scientifica italiana è molto attiva nel settore
dell’intelligenza artificiale. Essa contribuisce all’ecosistema in
quattro modi:
- Ricerca: i ricercatori italiani sono attivi su tutto lo spettro
della ricerca sull’IA - da quella fondamentale a quella applicata.
In particolare, la ricerca italiana è concentrata sui seguenti temi:
Machine/Deep Learning, Computer Vision, Natural Language Processing
(NLP), Data Mining, analisi Big Data, Embedded AI, aspetti umani
dell’IA, Knowledge Representation and Symbolic Learning, Decision
Support Systems, sistemi Agent-based e IA affidabile. La ricerca
nell’IA viene svolta principalmente nei laboratori di ricerca di
università e centri di ricerca pubblici - come nel Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR) - e in fondazioni di ricerca come la
Fondazione Bruno Kessler o l’Istituto Italiano di Tecnologia. Come
vedremo in seguito, questa comunità gode di una posizione
internazionale ampiamente riconosciuta in termini di qualità e
quantità della sua ricerca.
- Istruzione e formazione: le università italiane offrono più di
200 curricula in IA distribuiti su circa 50 università. Per
potenziare ulteriormente questo ecosistema, l’Italia ha lanciato nel
2021 il Dottorato Nazionale in «Intelligenza Artificiale”
(PhD-AI.it), uno dei più grandi e ambiziosi dottorati in intelligenza
artificiale a livello mondiale. Il programma coinvolge oltre 50
università, tre enti pubblici di ricerca e tre organizzazioni di
ricerca con l’obiettivo di formare ricercatori, innovatori e
professionisti. Il PhD-AI.it è composto da cinque corsi di dottorato
federati, che condividono un core curriculum per l’insegnamento dei
fondamentali dell’IA e delle sue applicazioni. Ogni corso ha un’area
di specializzazione relativa a un settore strategico per
l’applicazione dell’IA: salute e scienze della vita, agroalimentare e
ambiente, sicurezza e sicurezza cibernetica, industria 4.0 e società.
Ad oggi il programma ha erogato 200 borse di dottorato con un budget
di 16 milioni di euro .
- Infrastrutture: l’ecosistema italiano ospita diverse
infrastrutture di ricerca di alto livello, in termini sia di
capacità di calcolo che di data lake. Ne sono un esempio la
CINECA-INFN Infrastructure for HPC, il CNR-High Performance
Artificial Intelligence Center HP-AI, le infrastrutture IT HPC (High
Performance Computing) dedicate al nuovo asset strategico 2020-2023
in IA e Machine Learning. Questi centri sono tutti in grado di
fornire strutture informatiche e competenze di intelligenza
artificiale che consentono agli scienziati di qualsiasi disciplina di
realizzare esperimenti di intelligenza artificiale complessi e che
richiedono alta capacità di calcolo.
- Comunità: i ricercatori italiani partecipano a tutte le
principali reti di ricerca internazionali sull’IA, comprese le
reti UE più prestigiose, come CLAIRE , ELLIS - che riuniscono
vari laboratori di IA in tutta Europa e le reti di eccellenza
sotto il portfolio ICT-48 dell’EU Horizon2020, vale a dire
HumanE-AI-Net, TAILOR, AI4MEDIA, ELISE e VISION. L’Italia è uno dei
membri fondatori della Global Partnership on Artificial
Intelligence (GPAI), risultato di un’idea sviluppata all’interno
del G7 sotto le presidenze canadese e francese. Questa partnership
mira a colmare il divario tra teoria e pratica in IA. L’Italia ha
anche una notevole tradizione di associazioni nazionali di ricerca
scientifica, come ad esempio AIxIA, CVPL e AILC. In particolare,
AIxIA è l’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale,
fondata nel 1988 e membro dell’EurAI, l’Associazione europea di
Intelligenza Artificiale. Molti ricercatori italiani hanno ricoperto
ruoli importanti nel consiglio dell’EurAI. CVPL è l’associazione di
Computer Vision, Pattern Recognition e Machine Learning fondata nel
1983, dedicata alla teoria e all’applicazione di IA per i dati
multimediali e legata all’Associazione Internazionale di Pattern
Recognition. AILC è l’Associazione Italiana di Linguistica
Computazionale, principalmente dedita alla ricerca in natural
language processing.
Nonostante il buon punto di partenza, il comparto della ricerca italiana
sull’IA registra quattro punti di debolezza, che questa strategia
vuole mitigare. In particolare:
- Frammentarietà della ricerca. Nonostante l’eccellenza
internazionale della comunità di ricerca italiana sull’IA, il
problema persistente della mancanza di scala e massa critica e della
bassa integrazione interdisciplinare nei laboratori di ricerca,
insieme allo scarso finanziamento pubblico/privato alla ricerca
fondamentale, rappresentano un serio rischio per la competitività del
settore.
- Insufficiente attrazione di talenti. Mentre la formazione di
nuovi talenti in Italia è a livelli adeguati, l’attrazione di profili
dall’estero è scarsa, con pochi ricercatori qualificati che si
trasferiscono per lavorare in Italia. Fino ad ora nessuna strategia
dedicata è stata efficace a favorire un flusso consistente di
ricercatori e professionisti stranieri.
- Divario di genere significativo. Un sondaggio del 2020 di CINILab
AIIS National Assembly tra i suoi membri mostra che solo il 19,6% dei
ricercatori di IA sono donne, rispetto a quasi il 50% nelle STEM in
generale .
- Limitata capacità brevettuale. L’Italia genera molti meno
brevetti per pubblicazione rispetto a quanto accade in Paesi europei
simili, come illustrato nella tabella 3.
- Centri di trasferimento tecnologico
Accanto alle università e ai centri di ricerca, l’Italia dispone di
un’ampia rete di centri di trasferimento tecnologico, promossi da
associazioni e istituzioni industriali a livello nazionale e locale. Tra
questi vale la pena citare più di 20 Digital Innovation Hub (DIH)
promossi da Confindustria , più di 70 Punti Impresa Digitale
promossi dalle Camere di Commercio Italiane e 8 centri di
competenza promossi dal Ministero dello Sviluppo Economico. Questi
centri, che fanno parte della Rete Industria 4.0, offrono servizi che
spaziano dalle campagne di sensibilizzazione, alla valutazione
tecnologica, alla pianificazione strategica e alla formazione dei
dipendenti. Oltre a queste risorse nazionali, l’Italia è attiva nella
rete EU-DIH , centri che sosterranno le PMI attraverso servizi per
aiutarle a rispondere in modo dinamico alle sfide digitali e a diventare
più competitive.
- Fornitori di tecnologie e soluzioni
L’ecosistema italiano è caratterizzato da vari fornitori tecnologici
specializzati in diverse soluzioni di intelligenza artificiale. A
febbraio 2021, l’Osservatorio sull’IA ha censito 260 aziende
italiane che offrono prodotti e servizi IA, di cui:
- la maggior parte (55%) offre soluzioni progettate per essere
utilizzate in aree specifiche, ad esempio Salute, Marketing & Sales,
Finanza e Sicurezza Cibernetica.
- un quarto (25%) sono di natura generalista e forniscono ad esempio
analisi avanzata di dati strutturati e non strutturati per scopi
vari, che possono riguardare previsione, classificazione, Natural
Language Processing, Computer Vision e l’interazione uomo-IA in
diverse aree di applicazione. Circa un terzo di queste aziende sono
start-up .
- le restanti società sono suddivise tra System integrator (circa il
10%) e società di consulenza (circa il 5%), la maggior parte delle
quali sono aziende di medie o grandi dimensioni.
- alcune sono fornitori di cloud che offrono soluzioni di intelligenza
artificiale e altre sono aziende che offrono edge computing per
efficienza di calcolo e conservazione dati per l’IA. I fornitori di
cloud sono in numero limitato ma tendono ad essere tra le realtà più
grandi. Tra questi, quelli di taglia più importante offrono servizi
di gestione delle infrastrutture critiche e/o sicurezza informatica.
Figura 1: Imprese italiane che offrono prodotti IA, per settore
Inoltre, diverse grandi aziende italiane si stanno dotando di laboratori
di ricerca sull’intelligenza artificiale, per creare soluzioni che
migliorino la qualità dei prodotti o dei servizi offerti ai clienti. Le
aziende più attive sono nei settori energia, sicurezza, aerospazio,
telecomunicazioni, assicurazioni, banche, cloud e cura della casa e
della persona.
Infine, l’ecosistema imprenditoriale italiano registra un numero
crescente di start-up con competenze IA. CINI Lab AIIS nel 2020 ha
intervistato 110 spin-off universitari o start-up collegate a centri di
ricerca, che operano nei settori di machine learning o deep
learning, analisi big data e interazione uomo-IA. Questo dato è
particolarmente rilevante in quanto l’IA è uno dei settori in cui le
start-up si concentrano maggiormente, mostrando quindi un alto
potenziale di crescita per il settore.
Nonostante il numero considerevole di attori e start-up, il mercato IA
in Italia è però ancora di dimensioni limitate e questo sta incidendo
negativamente sulla crescita delle nostre aziende e sulla loro capacità
di investimento. Considerando il rapido tasso di sviluppo dell’IA,
questo aspetto rappresenta una debolezza che necessita di essere
affrontata.
- Utenti privati e pubblici
L’ecosistema italiano è infine composto da organizzazioni private e
pubbliche, veri utenti delle tecnologie di IA. Per quanto riguarda le
organizzazioni private, nel 2020, secondo una ricerca condotta dalla
School of Management del Politecnico di Milano, il 53% delle imprese
medio-grandi italiane dichiaravano di aver avviato almeno un progetto di
IA. I settori che mostrano la maggiore diffusione di progetti
pienamente operativi sono il manifatturiero (22% del totale dei
progetti iniziati), bancario-finanziario (16%) e le
assicurazioni (10%).
Tabella 2: Progetti di IA nelle medio-grandi imprese italiane, per
settore Categoria
Nel 2020 il mercato privato dell’Intelligenza Artificiale in Italia ha
raggiunto un valore di 300 milioni di euro , con un aumento del 15%
rispetto al 2019 ma pari a circa solamente il 3% del mercato europeo,
nettamente inferiore rispetto al peso italiano sul PIL europeo (ca.
12%) . All’interno del mercato italiano, un controvalore di 230
milioni di euro (77%) è fornito ad aziende italiane, mentre i restanti
70 milioni di euro (23%) sono esportati verso aziende estere. In termini
di applicazioni, le principali soluzioni IA presenti sul mercato
italiano rilevate dallo studio del Politecnico sono:
- Intelligence Data Processing (33% della spesa),
- Natural Language Processing (18%),
- Sistemi di suggerimento (18%),
- Automazione dei Processi Ripetitivi (RPA) intelligente, Chatbot /
Assistenti virtuali e Computer Vision (31%).
Per quanto riguarda il settore pubblico, le potenzialità dell’IA sono
fortemente legate al processo di digitalizzazione del Paese. Secondo lo
studio E-government Benchmark 2020 della Commissione Europea ,
l’Italia è caratterizzata da un basso livello di penetrazione (25% vs
60% EU27+UK) e un livello medio di digitalizzazione (71% vs 72%
EU27+UK). Permane quindi un divario tra l’offerta di servizi digitali e
il loro effettivo utilizzo. Nonostante il livello di digitalizzazione
nella PA sia in linea con quello di contesti europei simili, i servizi
online non sono altrettanto utilizzati.
La posizione dell’Italia nel contesto internazionale
In un’ottica di confronto internazionale, l’ecosistema IA italiano è in
linea con i Paesi di riferimento per qualità della ricerca.
Tuttavia il Paese registra un divario significativo quando si
considerano elementi come spesa industriale in ricerca e sviluppo,
brevetti e applicazioni dell’intelligenza artificiale. La tabella 3
riassume i principali indicatori.
Tabella 3: La posizione internazionale dell’Italia
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Risorse nazionali di R&S |
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Approfondisci |
Spesa di Ricerca (% del PIL, 2019) |
3,17% |
2,19% |
1,76% |
1,45% |
|
Spesa Pubblica in Ricerca (% del PIL, 2019) |
0,46% |
0,28% |
0,13% |
0,20% |
|
R&S (€Mln, 2019) |
109.544 € |
53.158 € |
44.364 € |
25.910 € |
Approfondisci |
Personale R&S per milione di abitanti (2018) |
8.500 |
6.950 |
7.000 |
5.150 |
Approfondisci |
Statistiche di ricerca e brevetti IA |
|
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|
Ricercatori IA (2019) |
2.660 |
2.755 |
2.974 |
739 |
Approfondisci |
Pubblicazioni IA (2019) |
5.310 |
3.352 |
6.645 |
3.374 |
Approfondisci |
Produttività media dei ricercatori IA |
2,00 |
1,22 |
2,23 |
4,57 |
|
Indice di intensità della strategia di brevettazione (%brevett i mondiali / %pubblicazioni mondiali) |
0,79 |
0,34 |
0,29 |
0,07 |
|
Domande di brevetto |
178.184 |
67.294 |
54.762 |
32.001 |
Approfondisci |
Numero di istituzioni |
147 |
76 |
163 |
42 |
Approfondisci |
Investimenti aziendali e risultati sull’IA |
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|
R&S industriale (€Mln, 2018) |
74.162 € |
33.809 € |
28.926 € |
14.691 € |
Approfondisci |
R&S industria le (% del PIL, 2018) |
2,23% |
1,45% |
1,22% |
0,84% |
Approfondisci |
Numero di campioni digitali globali |
8 |
7 |
33 |
0 |
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|
|
Investimenti pubblici dedicati all’IA (€ Mld) |
5,0 € |
3,0 € |
n.a. |
Risultato del programma |
Approfondisci |
La posizione della ricerca italiana
I ricercatori italiani in IA sono riconosciuti a livello internazionale
per la loro produzione scientifica, sia in termini di quantità che di
qualità .
Tuttavia, ci sono diversi limiti che frenano lo sviluppo della ricerca
italiana, sia nella sfera pubblica che in quella privata, che devono
essere considerati e affrontati. In particolare:
- Il sistema di ricerca pubblico riceve minori finanziamenti rispetto
a quelli di Paesi simili e le remunerazioni sono generalmente
inferiori. In media, i paesi dell’UE (UE28) investono il
2,38% del PIL nella ricerca, mentre l’Italia investe solo l’1,45% del
PIL. A tali finanziamenti si associano salari altrettanto ridotti, in
quanto gli enti di ricerca pubblici italiani devono rispettare gli
stessi parametri salariali del resto della Pubblica Amministrazione,
senza considerare le loro esigenze specifiche. Di conseguenza, i
ricercatori italiani ricevono stipendi inferiori (15.343 euro per i
dottorati di ricerca) rispetto a Germania (48.027 euro), Francia
(20.220 euro), Regno Unito (17.272 euro esentasse) e Svizzera (67.998
euro).
- Nel settore privato, le imprese stanno sotto-investendo in R&S.
Le aziende italiane spendono ca. 15 miliardi di euro in R&S all’anno
(2018), cifra inferiore alla media dei Paesi europei simili. Gli
investimenti sono limitati anche dalle ridotte dimensioni medie
dell’impresa italiana. All’Italia, infine, mancano Global Digital
Champions nei settori hardware, software e integrazione, la
cui presenza è considerata come un fattore chiave per stimolare
l’innovazione.
Fornitori di tecnologie e soluzioni
Il mercato italiano delle soluzioni IA è ancora limitato, riflettendo
così il ritardo delle aziende nel processo di trasformazione digitale.
Il tasso di adozione di soluzioni IA da parte delle imprese italiane
(35%) è inferiore rispetto alla media UE (43%) e nel 2017 solo il 15% di
esse ha sviluppato progetti oltre la fase pilota (vs. 32% per i paesi
europei simili) . Le imprese italiane indicano gli alti costi di
adozione e l’assenza di finanziamenti pubblici come la principale
barriera all’adozione di soluzioni IA. Inoltre, le aziende italiane
faticano a trovare professionisti qualificati in IA . Poiché l’IA è
un importante fattore abilitante della crescita della produttività,
questo ritardo nella sua adozione sarà riflesso sulla crescita del PIL,
con il rischio che si ampli il divario tra l’Italia e i Paesi europei di
riferimento. Secondo McKinsey , il PIL generato dall’IA crescerà
del 19% per l’UE e solamente del 13% in Italia.
Riepilogo: le sfide future
Il panorama illustrato obbliga a un radicale aggiornamento della
strategia nazionale sull’IA. Come descritto, il Paese ha basi solide
su cui deve costruire e specifiche aree di debolezza su cui invece
concentrare riforme e investimenti. Per riassumere, l’Italia deve:
- Rafforzare la base di ricerca sull’IA e i finanziamenti associati.
Promuovere misure per trattenere e attrarre talenti.
- Migliorare il processo di trasferimento tecnologico.

- Aumentare l’adozione dell’IA tra le imprese e la pubblica
amministrazione e favorire la creazione di imprese innovative.
I prossimi capitoli forniranno dettagli sui progetti che l’Italia vuole
promuovere d’ora in avanti per affrontare queste sfide.