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2. Come iniziare
Iniziare è spesso lo scoglio più grande da superare quando si decide di intraprendere una nuova attività o di adottare un nuovo paradigma come quello cloud. Proprio per questo, l’obiettivo primario è di fornire delle linee guida che aiutino le pubbliche amministrazioni a fare il primo passo verso il cloud, e a pianificare efficacemente la migrazione dei loro servizi. In questo capitolo, oltre ad informazioni molto operative sui contatti ed il procurement, offriamo una visione d’insieme sull’approccio da attuare per iniziare a migrare al cloud l’insieme degli applicativi (e i rispettivi servizi) che la pubblica amministrazione gestisce. Ogni fase dell’approccio verrà poi approfondita nei capitoli successivi del documento ...
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7. Dopo la migrazione
Una volta completata la migrazione al cloud di uno o più applicativi, è il momento di riflettere sui risultati raggiunti e sull’impatto generato da questa operazione. In questo capitolo forniamo un quadro completo degli indicatori di prestazione (key performance indicators o KPI) che possono essere usati (ovvero calcolati e interpretati) per valutare i progressi fatti e il valore ottenuto migrando al cloud. Inoltre, vengono dettagliati due aspetti pratici da tenere costantemente in considerazione anche al termine di una migrazione: il monitoraggio di soluzioni SaaS aggiunte al Cloud Marketplace e il rispetto degli SLA da parte dei fornitori. Infine, l’ultimo sottocapitolo di questo documento è dedicato all’importante contributo che le pubbliche amministrazioni possono dare condividendo la loro esperienza, le problematiche emerse e le lessons learnt durante il processo di migrazione al cloud ...
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Premessa
La strategia Cloud della PA è nata per favorire l’adozione del modello cloud computing nelle pubbliche amministrazioni italiane, in linea con le indicazioni del piano Italia Digitale 2026 nell’ambito del Piano Triennale per l’informatica pubblica 2019-2021 e del Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione emanato da AgID e con le migliori pratiche nel resto dei principali paesi europei e del mondo. Nella definizione della strategia Cloud delle PA sono stati individuati tre elementi principali che caratterizzano questo percorso di trasformazione:. il modello Cloud della PA: il modello strategico che si compone di infrastrutture e servizi qualificati da AgID sulla base di un insieme di requisiti volti a garantire elevati standard di qualità per la PA. Il Cloud Enablement Program: il programma che abilita un’organizzazione a migrare il proprio patrimonio IT esistente (infrastrutture e applicazioni) utilizzando infrastrutture e servizi cloud all’interno del modello Cloud della PA. . Nell’ambito del programma è stato definito un framework, costituito dall’insieme di unità organizzative (unità di controllo, unità di esecuzione e centri di competenza), risorse, strategie operative e il Cloud Enablement Kit (metodologie, buone pratiche e strumenti) necessari per attuare il Cloud Enablement Program delle PA. Questa documentazione rientra nell’ambito del Cloud Enablement Program e, in particolare, del Cloud Enablement Kit che contiene l’ insieme di metodi, strumenti e buone pratiche che le pubbliche amministrazioni possono usare per la migrazione al cloud di infrastrutture e applicativi esistenti. Data la sua funzione strumentale all’abilitazione al cloud, questa documentazione costituisce l’elemento principale del Cloud Enablement Kit. Il Cloud Enablement Kit è rivolto non solo a tecnici o esperti dell’IT e ai responsabili della trasformazione digitale (RTD), ma anche a chiunque nella pubblica amministrazione sia coinvolto nella gestione di servizi esistenti e/o nella definizione e progettazione di nuovi servizi. Il contenuto di questo documento è strutturato in maniera lineare per accompagnare le pubbliche amministrazioni nell’intero percorso che va dall’identificazione degli applicativi da migrare fino alla valutazione degli indicatori di risultato a migrazione avvenuta. Tuttavia, i capitoli sono strutturati per essere consultati anche indipendentemente a seconda della fase in cui si trova e dal bisogno specifico che l’amministrazione ha. I macroargomenti trattati di seguito nel Cloud Enablement Kit sono:. Come iniziare (Capitolo 2): quadro generale dei passi da seguire per iniziare con la migrazione al cloud. Assessment servizi e infrastruttura (Capitolo 3): strumenti per mappare e valutare gli applicativi in uso e identificare quelli migrabili con maggiori benefici e minori criticità. Pianificare la migrazione (Capitolo 4): approfondimento sulle strategie di migrazione ed i rispettivi criteri di applicabilità e indicazioni sugli aspetti da tenere in considerazione durante la pianificazione di una migrazione. Eseguire la migrazione (Capitolo 5): consigli sulla metodologia di lavoro e linee guida di carattere tecnico su come eseguire una migrazione a seconda della strategia scelta. Migrare i dati (Capitolo 6): focus sulla migrazione dei dati di un applicativo e sulle buone pratiche da adottare a seconda dello scenario di migrazione in cui ci si trova. Dopo la migrazione (Capitolo 7): valutazioni da effettuare a migrazione avvenuta e indicatori di performance per misurarne il risultato e l’impatto. Ringraziamo le pubbliche amministrazioni che ci hanno accompagnato in questo percorso e senza le quali non sarebbe stato possibile creare il Cloud Enablement Kit. In particolare, i nostri ringraziamenti vanno a: MiBAC, Corte dei Conti, Regione Emilia Romagna, Comune di Milano, Consorzio.IT (società in house del territorio Cremasco) e Comune di Torino ...
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1. Il Cloud
L’introduzione del paradigma cloud nelle pubbliche amministrazioni consentirà di ottenere una più alta qualità e sicurezza informatica ad un costo molto minore rispetto alle soluzioni on-premise, aumentando notevolmente l’affidabilità delle infrastrutture IT e facilitando così il rinnovamento complessivo dei servizi IT nel paese. Alla luce di ciò, la strategia di Cloud Enablement delineata dal Dipartimento per la trasformazione digitale (DTD) e l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) è volta ad abilitare la progressiva migrazione delle infrastrutture e degli applicativi esistenti verso il cloud e questo documento, il Cloud Enablement Kit, fornisce un insieme di metodi, strumenti e buone pratiche che le pubbliche amministrazioni possono usare per pianificare e attuare la migrazione. Prima di iniziare a parlare di migrazione però, in questo capitolo vediamo insieme cos’è il cloud e quali sono i vantaggi che ci si aspetta dalla sua adozione nell’ambito della pubblica amministrazione ...
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5. Eseguire la migrazione: gli applicativi
La migrazione al cloud è una sfida che riguarda aspetti tecnologici, di processo ed in particolar modo culturali, e il successo dell’operazione è legato al superamento degli ostacoli in ognuno di questi ambiti. Nel capitolo 4 abbiamo illustrato le modalità con cui è possibile affrontare questa sfida da un punto di vista tecnologico (ovvero le possibili strategie di migrazione) e gli elementi chiave da considerare nella fase di pianificazione di una migrazione. In questo capitolo, invece, entriamo nella parte operativa della migrazione al cloud e andiamo ad approfondire i temi legati alla sua esecuzione. Per poterla eseguire nel migliore dei modi, infatti, è importante considerare aspetti che aiutano a ridurre il rischio di fallimento e aumentano il valore prodotto con il medesimo sforzo. Prima di tutto, trattiamo qui il metodo di lavoro. Questo, infatti, deve fare propri dei concetti mirati a mantenere allineati il più possibile gli obiettivi di chi esegue la migrazione, di chi usufruirà del sistema migrato e di chi supporta l’iniziativa, a condividere con tempestività rischi e problematiche che emergono strada facendo in modo da facilitare decisioni consapevoli e ridurre il rischio di dispendio di energie in direzioni errate, e a migliorare il processo di lavoro a fronte delle informazioni apprese durante l’attività e gli insegnamenti provenienti dall’esperienza diretta. Prima di procedere con la migrazione effettiva è importante avere ben chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere per poter focalizzare le proprie energie sulle soluzioni possibili per poterli ottenere, misurare lo stato da cui si parte e rilevare poi gli stessi indicatori in modo continuativo dopo la migrazione per valutare i progressi ottenuti. Le soluzioni tecnologiche, invece, devono tenere in considerazione le differenti sfide che un ambiente in cloud pone rispetto ad uno on-premise e mirare allo sfruttamento ottimale delle potenzialità del primo. Per questo motivo, presentiamo di seguito le buone pratiche da seguire per gestire gli aspetti rilevanti del sistema. Per quanto riguarda uno degli aspetti più critici, ovvero la migrazione dei dati, rimandiamo invece al capitolo 6 dove abbiamo approfondito il tema con esempi e linee guide specifiche per i diversi scenari che la pubblica amministrazione può trovarsi ad affrontare. Infine, per considerare una migrazione effettivamente completata non si può prescindere dalla validazione che tutto ciò che è stato fatto fornisca effettivamente agli utenti lo strumento di cui hanno bisogno, che l’utilizzo della piattaforma in cloud funzioni secondo le modalità attese o, auspicatamente, anche meglio e che l’erogazione dei servizi forniti dagli applicativi migrati siano in linea con gli obiettivi che si erano identificati. L’ultima sezione di questo capitolo è dedicata ai metodi di validazione e ai metodi che permettono di verificare i cambiamenti attuati così da ridurre i rischi e garantire il corretto funzionamento del sistema ...
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6. Eseguire la migrazione: i dati
La migrazione dei dati è il processo di trasferimento dei dati da un sistema (sorgente) ad un altro (destinazione) utilizzando strumenti e tecniche appropriati. Essendo questo uno degli aspetti più critici di una migrazione al cloud, lo trattiamo approfonditamente in questo capitolo fornendo esempi e buone pratiche specifiche per i diversi scenari che la pubblica amministrazione può trovarsi ad affrontare. Il processo di migrazione dei dati si articola tipicamente secondo queste fasi:. validazione dei dati nel sistema sorgente. creazione dello schema dei dati nel sistema destinazione. mappatura delle strutture dati del sistema sorgente nel sistema destinazione. conversione e trasferimento dei dati dal sistema sorgente al sistema destinazione. validazione dei dati migrati nel sistema di destinazione. dismissione del sistema sorgente. Ognuna di queste fasi può essere eseguita secondo modalità diverse in base al tipo di migrazione. All’aumentare dei dati memorizzati nel sistema sorgente, il processo di migrazione diventa più complesso ed esposto a rischi come:. inconsistenza dei dati: anche una migrazione apparentemente corretta può nascondere delle insidie. Un dato potrebbe finire in una colonna differente, o l’ordine di esecuzione delle attività di migrazione potrebbe non rispettare le relazioni tra i dati; Ad esempio dovendo migrare un insieme di utenti e le loro liste dei desideri, le seconde andrebbero migrate dopo i primi;. downtime prolungato: il processo di migrazione può richiedere più tempo di quanto pianificato e durante questo processo il sistema sorgente non è disponibile;. corruzione dei dati: regole di validazione e di codifica differenti tra il sistema sorgente e quello di destinazione possono rendere indisponibili le applicazioni e generare errori anche permanenti, specie se vengono rilevati durante l’utlizzo degli applicativi. Questo può impattare anche sugli utenti finali;. interferenze: se il sistema sorgente o di destinazione sono in uso durante il processo di migrazione, possono verificarsi dei contenziosi sull’accesso e la modifica delle risorse (eg. locking delle tabelle) o un disallineamento dei dati. Questi rischi possono essere mitigati adottando strumenti e tecniche di test della migrazione dei dati, come raccomandato nella fase di validazione ...
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Cloud Enablement Program
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4. Pianificare la migrazione
Nel capitolo 3 abbiamo illustrato il processo da seguire per individuare gli applicativi più adatti per iniziare con la migrazione al cloud, ovvero quelli migrabili con maggiori benefici e minori criticità. Una volta individuati questi applicativi e approfonditi i loro aspetti con la compilazione della scheda di assessment, la pubblica amministrazione deve pianificare in che modo eseguire la loro migrazione. In questo capitolo presentiamo le modalità con cui è possibile eseguire una migrazione (le sei strategie di migrazione) e per ciascuna di esse illustriamo benefici, rischi e criteri di applicabilità. L’obiettivo è aiutare l’amministrazione a scegliere la strategia di migrazione più adatta a ciascuno degli applicativi precedentemente individuati. Inoltre, dedichiamo la parte centrale di questo capitolo alla valutazione delle competenze, asset fondamentale da considerare prima di iniziare con la migrazione al cloud. Infine, trattiamo qui degli aspetti chiave da considerare nelle fasi di scelta del cloud service provider e di progettazione dell’affidamento al fornitore che supporterà l’amministrazione nel processo di migrazione. A questo fanno riferimento le due sezioni conclusive di questo capitolo riguardo gli SLA e il tema del lock-in ...
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2.1 Chi contattare
Per iniziare il processo di migrazione al cloud operativamente, si possono contattare i soggetti indicati nel programma di abilitazione al Cloud delle PA ...
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2.2 Il procurement
Le indicazioni sul procurement verranno fornite da Consip ...
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2.1 Roadmap di una migrazione
La migrazione dell’intero parco applicativo al cloud è un’operazione complessa che riguarda aspetti tecnologici, di processo e culturali. È cruciale per il successo dell’operazione iniziare a beneficiare della nuova architettura durante il percorso, gradualmente, e non solo al termine dell’intera transizione. Per raggiungere questo risultato e contestualmente ridurre i rischi legati a questa sfida, è fondamentale procedere in modo iterativo ed incrementale partendo dagli applicativi che traggono un beneficio significativo dall’adozione del paradigma cloud, che al contempo rappresentano un rischio ridotto per la continua erogazione dei servizi supportati e che risultano relativamente semplici da migrare. Questo approccio permette al team di lavoro di scoprire ed affrontare le problematiche che emergono strada facendo, senza particolari pressioni legate alla criticità dell’applicativo. La conoscenza che si sviluppa nel superare queste sfide è poi di supporto quando si devono affrontare applicativi a rischio maggiore: la conoscenza acquisita con le migrazioni precedenti infatti riduce il rischio delle migrazioni successive. Le migrazioni iniziali devono anche contribuire a creare l’evidenza del valore del cloud e la fiducia necessaria a procedere con le successive migrazioni includendo i cambiamenti che possono essere richiesti a livello di processi, attività o responsabilità. Riassumendo la strategia di migrazione da adottare in una roadmap, ovvero in un percorso che permetta di definire in modo chiaro gli obiettivi di ogni fase, possiamo identificare tre momenti rilevanti:. Subito dopo: ovvero una seconda fase con obiettivi da conseguire a seguito dell’esperienza fatta nella prima fase e degli apprendimenti e della conoscenza maturata su: gli aspetti specifici della piattaforma cloud selezionata come destinazione, i vincoli incontrati e le problematiche specifiche emerse durante la migrazione degli applicativi rispetto al contesto di partenza. Più tardi: ovvero un’ultima fase in cui si va a concludere il processo forti dell’esperienza e dei successi conseguiti nelle fasi precedenti. Le tre fasi identificate suggeriscono un approccio multi-fase che può poi essere adattato alle specifiche realtà. . Creare i primi casi di migrazione di successo mostrando il valore che si ottiene dalla nuova infrastruttura. OBIETTIVO:. Sfruttando le conoscenze maturate nella fase precedente, creare altri casi di successo con migrazioni che mostrano l’alto valore dalla migrazione, ma più impegnative dal punto di vista del rischio o della complessità di esecuzione. OBIETTIVO:. Concludere la migrazione degli applicativi rimanenti, più rischiosi e più complicati forti delle esperienze precedenti. COME:. Identificare gli applicativi che possono ottenere maggiore beneficio dall’adozione del cloud con un rischio ridotto per quanto riguarda la criticità dei servizi che erogano e la relativa semplicità di migrazione. Identificare le strategie di migrazione applicabili. Valutare le competenze necessarie per attuare le strategie identificate. Effettuare la migrazione al miglior rapporto costi/benefici e validarne il risultato. COME:. Identificare gli applicativi che possono cogliere beneficio dall’adozione del cloud con un rischio medio o una semplicità di migrazione media. Identificare le strategie di migrazione applicabili. Valutare le competenze necessarie per attuare le strategie identificate. Effettuare la migrazione al miglior rapporto costi/benefici e validarne il risultato. COME:. Per gli applicativi restanti, identificare le strategie di migrazione applicabili. Identificare le strategie di migrazione applicabili. Valutare le competenze necessarie per attuare le strategie identificate. Effettuare la migrazione al miglior rapporto costi/benefici e validarne il risultato. Per iniziare questo percorso, ovvero per identificare gli applicativi da cui iniziare, pianificarne ed eseguirne la migrazione, suggeriamo di seguire un approccio articolato in più step (da ripetersi poi in maniera iterativa e incrementale come illustrato sopra):. Prioritizzazione degli applicativi: identificare gli applicativi candidati ad essere migrati nell’immediato classificandoli secondo quattro livelli che aiutano una valutazione orientata al valore generato, bilanciato rispetto al rischio potenziale ed alla difficoltà dell’operazione. L’obiettivo è di razionalizzare il panorama degli applicativi e identificare quelli prioritari da cui partire con la migrazione al cloud (se confermato dalle fasi successive a questa). Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza, l’unità di esecuzione, i responsabili IT dell’amministrazione, interloquendo con i responsabili dei servizi per la valutazione delle opportunità e dei rischi. Il framework di prioritizzazione è illustrato nel capitolo 3.1.2. Scheda di assessment dell’applicativo: approfondire gli aspetti e le caratteristiche tecnologiche e non degli applicativi identificati come prioritari attraverso la compilazione di una scheda di assessment. L’obiettivo è di raccogliere ad un sufficiente livello di dettaglio le informazioni necessarie a supportare un processo decisionale informato sulle possibili strategie da applicare, come descritto successivamente. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza, l’unità di esecuzione e i responsabili IT dell’amministrazione interloquendo con i responsabili dei servizi per la valutazione dei bisogni dell’applicativo in analisi. A questa parte è dedicato il capitolo 3.2. Identificazione delle strategie di migrazione possibili: identificare quali strategie di migrazione, tra le sei possibili, siano più adatte per ciascun applicativo sulla base della scheda di assessment. L’obiettivo è di evidenziare le diverse opzioni disponibili prima di procedere con la scelta di quale adottare. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza, l’unità di esecuzione e i responsabili IT dell’amministrazione ed eventuali fornitori. Le strategie di migrazione sono trattate nel capitolo 4.1. La scelta del modello di cloud deployment (pubblico, pubblico criptato, private/hybrid su licenza, private) deve essere effettuata in coerenza con l’esito della classificazione di dati e servizi e di quanto indicato nel documento Strategia Cloud Italia. Analisi costi-benefici: per ciascuna delle strategie di migrazione identificate come possibili per l’applicativo effettuare un’analisi costi-benefici per valutarne l’opportunità. L’obiettivo è identificare il modello cloud migliore in base al contesto e alle circostanze in cui l’amministrazione si trova. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza, l’unità di esecuzione e i responsabili IT dell’amministrazione. Come svolgere un’analisi costi-benefici è spiegato nel capitolo 3.3. Valutazione delle competenze: uno dei fattori cruciali per il successo di un processo di migrazione sono le competenze necessarie. Attraverso uno strumento di assessment delle competenze stimoliamo la riflessione sulle competenze necessarie rispetto a quelle disponibili, coprendo non solo l’ambito tecnologico ma tutti quelli che possono essere necessari per il successo del processo di migrazione. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza, l’unità di esecuzione e i responsabili IT dell’amministrazione. Per evitare il rischio lock-in, l’amministrazione deve prendersi carico delle responsabilità e delle competenze rispetto sia al centro di competenza che ad eventuali fornitori. Questo step comprensivo di pianificazione delle competenze e degli aspetti ad esse connessi è trattato nelle sezioni 4.2 e 4.4. Scelta della strategia e pianificazione della migrazione: sulla base delle considerazioni fatte con l’analisi costi-benefici e la valutazione delle competenze scegliere quale strategia di migrazione effettivamente usare. L’obiettivo è di prendere una decisione informata e pianificare in maniera adeguata la migrazione. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, i centri di competenza, l’unità di esecuzione, i responsabili IT dell’amministrazione ed eventuali fornitori. Le strategie di migrazione e gli altri aspetti da prendere in considerazione una volta scelta la strategia di migrazione (ad es. SLA richiesti ai fornitori, come evitare il rischio lock-in) sono trattati nel capitolo 4. Esecuzione della migrazione: ovvero il passo cruciale durante il quale si esegue l’effettiva migrazione dell’applicativo a più alta priorità. In questa fase sarà fondamentale il supporto del centro di competenza, in quanto aggregatore di conoscenza quindi in grado sia di ricoprire un ruolo di advisor per l’amministrazione durante il processo che di consolidare la conoscenza che l’amministrazione acquisisce per condividerla poi con l’unità di controllo. Si consiglia pertanto di coinvolgerlo continuamente durante l’esecuzione della migrazione, insieme al responsabile per la trasformazione digitale, ai responsabili IT e ai fornitori. All’esecuzione della migrazione sono dedicati due interi capitoli, il 5 e il 6. Check dei risultati: l’ultimo step riguarda la riflessione sui risultati raggiunti e sull’impatto generato dall’operazione di migrazione. L’obiettivo è di valutare i progressi fatti e il valore ottenuto migrando al cloud anche calcolando e interpretando alcuni indicatori di risultato. Si consiglia di svolgere questa attività con il responsabile per la trasformazione digitale, il centro di competenza e i responsabili IT dell’amministrazione. Gli indicatori di risultato post-migrazione sono approfonditi nel capitolo 7. Una visione di alto livello dell’approccio con i macro-obiettivi e i rispettivi step (attività) è rappresentata nella figura sotto. . Una visione in dettaglio dell’approccio è invece rappresentata nelle immagini seguenti, dove per ogni macro-obiettivo e per i rispettivi step abbiamo evidenziato anche le persone da coinvolgere e il risultato (output) atteso. Primo macro-obiettivo:. . Secondo macro-obiettivo:. . Terzo macro-obiettivo:. . Quarto macro-obiettivo:. . Quinto macro-obiettivo:. . In generale, migrare al cloud richiede un esercizio di gestione e orchestrazione del cambiamento che va oltre la semplice e diligente applicazione di strumenti e metodologie. Di questo bisogna essere coscienti ancor prima di iniziare. La complessità di questo processo di trasformazione è insita nella natura della sfida stessa, costituita da un insieme di fattori (tecnologia, persone, contesto, pratiche, ecc.) connessi tra loro e non separabili nè attaccabili separatamente. Una sfida complessa non può essere affrontata con un approccio analitico. Essa ha piuttosto bisogno di un approccio emergente e di una buona governance che affronti il problema nella sua interezza, considerando tutti i fattori coinvolti e osservando l’evoluzione nel tempo della relazione tra di essi a seconda della soluzione applicata. Di conseguenza, oltre a iniziare il viaggio seguendo un percorso predefinito per il fattore tecnologia, le pubbliche amministrazioni dovranno al contempo impegnarsi in attività che impattano sugli altri fattori correlati, ovvero sui processi, sulle persone e in generale sulla cultura dell’organizzazione. Per esempio, nel Comune di Milano, dove questo percorso verso il cloud è già stato iniziato, insieme ad una roadmap per migrare diversi servizi è stato creato e promosso dalla Direzione Sistemi Informativi e Agenda Digitale un programma di comunicazione per il cambiamento chiamato “Innesco” per condividere a tutti i livelli nuovi modelli e strumenti per ripensare la system integration e lo sviluppo applicativo secondo i paradigmi moderni come quello cloud. Sulla stessa linea, in Corte dei Conti, è stata introdotta una strategia di comunicazione mirata a raccontare il valore dei nuovi applicativi su cloud in maniera semplice e divertente tramite video e animazioni inviati a tutti i dipendenti con una newsletter settimanale ...
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5.3 Buone pratiche
Al fine di ridurre al minimo le perdite di informazioni in caso di problemi inaspettati durante la migrazione al cloud, deve essere implementata una comprensiva strategia di backup e ripristino, con test periodici del ripristino per assicurarsi che quest’ultimo funzioni correttamente. La strategia di backup si articola su diversi aspetti, quali:. l’entità di cui si effettua il backup:. backup dell’applicativo, ovvero della sua immagine. backup del database, ovvero un backup dello schema del database e dei dati contenuti. la frequenza temporale:. giornaliero, ovvero un backup incrementale dell’applicativo, che viene implementato utilizzando strumenti di pianificazione del backup ed eseguito ogni giorno sul cloud. settimanale, ovvero un backup completo dell’applicativo (inclusivo di tutti i dati del progetto, compresi i repository dei software di gestione), che viene eseguito sul cloud. la quantità di dati salvati:. backup completo: la più semplice e completa forma di backup che copia tutti i dati verso un dedicato sistema di memorizzazione. È semplice mantenere il versioning di backup completo, ma il tempo di esecuzione è crescente al crescere della quantità di dati da trattare. backup incrementale: la copia dei soli dati che sono cambiati dal backup precedente sulla base del timestamp di modifica del file e della data dell’ultimo backup. Un backup incrementale è inferiore in dimensione rispetto ad uno completo e quindi occupa meno spazio nel dispositivo di memorizzazione e richiede minor tempo di esecuzione, per cui può essere pianificato più frequentemente. Al contempo, il recovery del sistema richiede più tempo in quanto tutte gli incrementi dall’ultimo backup completo vanno ripristinati e, se uno dei backup incrementali non è andato a buon fine, il ripristino è incompleto. backup differenziale: la copia di tutti i file che sono cambiati rispetto all’ultimo backup completo. Questo approccio richiede meno spazio di memorizzazione rispetto al backup incrementale e per il restore sono necessari solo l’ultimo backup completo e quello differenziale, ma il tempo di esecuzione è superiore rispetto al backup incrementale. il periodo di conservazione dei dati:. è importante definire una politica di conservazione dei dati che definisca i tempi minimi di mantenimento dei backup, oltre i quali è opportuno dismettere le informazioni in modo da liberare lo spazio di memorizzazione da loro utilizzato. la politica di conservazione deve garantire il ripristino dei dati corretti e della giusta quantità di dati nel sistema in caso di perdita di dati. la politica di conservazione deve trattare diversamente l’archiviazione dei dati dal backup dei dati: i dati archiviati non sono più attivamente in uso ma sono necessari per una conservazione di lungo periodo per consultazione o adeguamento alle normative. I dati archiviati sono memorizzati su dispositivi di memorizzazione più economici e devono essere semplici da ricercare. per un’appropriata creazione e realizzazione della politica di conservazione il team IT ed il team legale devono collaborare, in quanto il team legale ha maggiore consapevolezza della durata per cui i dati devono essere conservati. object storage sono, tra i servizi disponibili in cloud, utilizzati frequentemente per la conservazione sul lungo periodo dei dati in quanto risultano più economici di soluzioni on-premise e garantiscono una migliore protezione dei dati. i dati sono in costante aumento non solo nei dispositivi di memorizzazione primari, ma anche in quelli di backup e di archiviazione. I dispositivi di backup rappresentano in particolare un aggravio economico quando la stessa informazione è salvata più volte. La definizione di una politica di conservazione dei dati è un modo per ridurre la dimensione dei backup ed, eventualmente, automatizzare la rimozione di alcuni insiemi di dati. Tuttavia, insiemi diversi di dati possono avere tempistiche di conservazione diverse, per cui una buona politica, volta ad ottimizzare occupazione e costi, deve considerare anche dove un certo insieme di dati debba essere conservato. Le procedure di backup e restore traggono vantaggio dall’essere effettuate su una piattaforma cloud:. durabilità dei dati grazie alla ridondanza dei dispositivi di storage. flessibilità e scalabilità grazie alla possibilità di aumentare le risorse per il backup in pochi minuti. efficienze di costo grazie alle tariffe a consumo. sicurezza e compliance grazie al controllo degli accessi, la crittazione e gli strumenti di auditing. Per impostare la desiderata politica di backup è raccomandato l’utilizzo degli strumenti dedicati offerti dal cloud service provider ...