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Sviluppo Web

Durante le fasi iniziali dello sviluppo di un sito web professionale, è di fondamentale importanza dedicare tempo e risorse ad alcune attività che avranno impatto sull’intero ciclo di vita del progetto:

  • una analisi di componenti (librerie, linguaggi, documentazione, ecc.) e best practices già utilizzate e validate dalla comunità, che possano semplificare e standardizzare la realizzazione del servizio
  • una revisione dei requisiti di progetto con lo scopo di ottenere un documento di specifiche condiviso, che possa anche definire ruoli e responsabilità
  • la selezione di una metodologia di sviluppo agile ottimale per il team di lavoro, con una conseguente definizione precisa delle procedure di comunicazione, di testing e di rilascio cadenzato

Contestualmente a questa fase di kick-off tecnico, è auspicabile avviare sin da subito una fase di prototipazione avanzata, con la quale iniziare a validare in modo iterativo ogni progresso raggiunto. Questo obiettivo può essere ottenuto sia con classici test manuali, che attraverso un’adeguata continuous integration che faccia uso di test automatici.

In caso di applicazioni ad alta interattività o di grandi dimensioni, anche la metodologia di lavoro è fondamentale: un approccio BDD per la stesura delle funzionalità, e l’uso della stessa metodologia per l’applicazione di test funzionali, unit test e test di integrazione, possono essere elementi chiave per il buon funzionamento e la solidità dell’applicazione.

Progressive Enhancement e Graceful Degradation

Per progressive enhancement si intende una pratica fondante per lo sviluppo di una nuova applicazione web flessibile e a prova di future evoluzioni di dispositivi e browser, con la quale la lavorazione inizia da un nucleo solido e irrinunciabile di contenuti che vengono via via arricchiti man mano che il dispositivo utilizzato dal cittadino è più performante e all’avanguardia.

Al contrario, nel caso della graceful degradation, con la programmazione ci si fa carico di verificare che l’interfaccia, inizialmente pensata per i dispositivi più moderni, rimanga navigabile e permetta comunque di accedere alle sue funzioni fondamentali anche man mano che viene fruita attraverso tecnologie meno moderne o meno interattive.

In questo caso, si può pensare anche in termini di tolleranza del sito all’assenza di alcune funzionalità.

Come si potrà notare, si tratta in fondo di due risposte diverse alla stessa esigenza: rendere il contenuto accessibile su dispositivi con diverse caratteristiche e potenzialità.

Supporto browser

Come regola generale, per la realizzazione di un servizio web per la PA, è necessario assicurare la compatibilità con versioni dei browser che abbiano una penetrazione media tra la popolazione di almeno 1 persona ogni 100 abitanti.

Ciò significa che con i dati disponibili ad oggi (primo quadrimestre 2018), è necessario assicurare la compatibilità con almeno i seguenti browser:

  • Apple Safari 9+ (mobile e desktop)
  • Google Chrome (ultime versioni, mobile e desktop)
  • Microsoft Edge (tutte le versioni, mobile e desktop)
  • Microsoft Internet Explorer 11
  • Mozilla Firefox (ultime versioni, mobile e desktop)
  • Samsung Internet 6+

È buona norma analizzare regolarmente le statistiche sull’utilizzo dei dispositivi e delle diverse risoluzioni che gli utenti adoperano per accedere al sito, con lo scopo di abbracciare una base di utenti che copra più del 95% delle versioni utilizzate in Italia. Per fare questo, ci si può avvalere di diverse sorgenti di dati: una delle più usate è StatCounter.com, che permette di filtrare i dati per Paese:

Come ampiamente descritto nel paragrafo precedente, non è necessario che l’interfaccia di un sito web sia assolutamente identica sui diversi dispositivi; graceful degradation significa tuttavia garantire un’esperienza utente equivalente, graficamente coerente, e completa nelle sue funzionalità. Vediamo come sia possibile farlo.

Feature Detection

Tecnicamente, l’approccio appena analizzato può essere realizzato attraverso la cosiddetta feature detection: il sito web può rilevare una miriade di proprietà che caratterizzano il metodo di accesso al sito da parte del cittadino.

Nota

Si prega di non confondere la feature detection con la pratica, in passato molto diffusa, di utilizzare lo user-agent (ovvero quale browser e quale sistema operativo è connesso) per differenziare i servizi forniti. È infatti scoraggiato l’utilizzo di user-agent a tale scopo, in quanto impreciso e difficilmente mantenibile vista la quantità di diversi dispositivi in costante uscita sul mercato.

Attraverso una feature detection puntuale, è possibile sapere come indirizzare ogni aspetto dell’informazione che si vuole trasmettere. Tali caratteristiche possono spaziare dallo schermo utilizzato, in termini di dimensioni, risoluzione e densità dei pixel, fino ai metodi di input (mouse, touch-screen, tastiera, input vocale, ecc.); senza dimenticare le opzioni per la stampa e le tecnologie di ausilio per le persone con disabilità.

Ad esempio, attraverso semplici media-queries nel CSS, è possibile mostrare versioni diverse di una pagina web a seconda che il cittadino stia utilizzando uno smartphone, un televisore o voglia stampare la pagina stessa con la propria stampante.

Sia CSS che Javascript permettono di rilevare la presenza puntuale di determinate caratteristiche nei dispositivi usati.

Javascript permette di analizzare qualsiasi funzionalità presente tra le Web API, oltre a poter conoscere praticamente ogni dettaglio dell’utente che è collegato. Ad esempio, attraverso la geo-localizzazione di un dispositivo, è possibile fornire un servizio più preciso a seconda della posizione dell’utente nello spazio, a patto che tale feature sia disponibile nel dispositivo utilizzato. Ecco come si può realizzare:

if("geolocation" in navigator) {
  navigator.geolocation.getCurrentPosition(function(position) {
   // posso ottenere la posizione
  });
} else {
  // il browser non può fornire la posizione
}

CSS ha capacità più limitate, ma ad esempio attraverso la regola @support (in modo simile a quanto avviene per la più conosciuta regola @media), può verificare la corretta interpretazione di proprietà CSS da parte dei browser su cui viene usata. Ecco, ad esempio, come si può verificare attraverso il codice se il browser prevede il supporto della funzionalità CSS grid:

@supports not (display: grid) {
  .nome-classe {
    float: right;
  }
}

Esistono moltissimi strumenti per la feature detection e per le pratiche di polyfill e shim (librerie o frammenti di codice che riescono ad arginare le differenze tra i vari Browser nel pieno supporto di alcune funzionalità); di seguito ne sono riportate alcuni.

Strumenti e risorse

Tra i progetti open-source disponibili in rete, Modernizr è la libreria Javascript più usata per la feature detection, poiché può essere facilmente personalizzata con le feature che si desidera verificare e aggiunge comode classi al tag HTML per far sì che, in base alle feature identificate, si riesca a modellare la pagina attraverso CSS.

Una fonte di dati molto utile invece per una verifica a monte delle feature disponibili nei browser è caniuse.com. Tale strumento permette di ricercare e verificare se per i browser supportati è necessaria una gestione ad-hoc di determinate funzionalità oppure no.

Una volta individuati i dispositivi supportati e le feature da realizzare, è buona norma scegliere uno stack di sviluppo che ottimizzi il lavoro.

In ambito CSS, è ormai pressoché d’obbligo l’utilizzo di pre-processori (SASS, LESS, e PostCSS sono i più utilizzati), che migliorano la leggibilità e la modularità del codice sorgente, agevolando nel contempo l’applicazione di pratiche virtuose quali l’utilizzo di BEM, una metodologia per scrivere classi CSS “parlanti”, o di Autoprefixer per la gestione automatica di prefissi CSS a supporto dei vari motori di rendering presenti nei browser.

Per quanto riguarda Javascript invece, la scelta degli strumenti è talmente ampia e mutevole che delineare uno scenario ottimale in termini di framework o librerie non avrebbe senso senza un’analisi approfondita del progetto da realizzare. In questo ambito è necessaria una formazione continua, e un’attenzione particolare a ciò che permetta di ottenere codice manutenibile, scalabile e performante, senza appesantire l’esecuzione e l’interfaccia utente.

Alcune risorse interessanti, in inglese:

Alcune pratiche sono comunque sempre auspicabili, come la compressione del codice e il caricamento dei file Javascript stessi in modo asincrono oppure al termine della pagina HTML, al fine di non bloccare il rendering della pagina stessa; o ancora, l’utilizzo di strumenti di analisi della sintassi come ESLint o StyleLint per rendere il codice leggibile e coerente con regole condivise dalla comunità degli sviluppatori.

Per avvicinarci alle esigenze di PA e fornitori in questa fase, abbiamo messo a disposizione strumenti e codice open-source per la realizzazione di interfacce coerenti con le linee guida di design nella sezione Web Toolkit della community di Designers Italia.

Misurare le prestazioni

Così come avviene per il design di un sito, anche le sue prestazioni concorrono a una maggiore facilità di utilizzo. In questo senso, è bene differenziare due principali ambiti che possono avere impatto determinante sull’esperienza finale dell’utente: i tempi di caricamento della pagina e le performance di esecuzione della pagina stessa.

Per analizzare i tempi di caricamento e rendering della pagina web si possono utilizzare semplici strumenti online come Google PageSpeed, WebPagetest.org. Con questi strumenti, è possibile verificare problemi di immediata risoluzione, come l’utilizzo di immagini esageratamente grandi o poco ottimizzate, oppure calibrare altri fattori, come sfruttare al meglio il caching del browser o dare priorità ai contenuti immediatamente visibili.

Per ottenere invece informazioni più dettagliate riguardo eventuali inefficienze di codice a runtime, si può fare riferimento ai strumenti di analisi presenti sui principali browser, i quali possono dare indicazioni su eventuali problemi che avvengono durante la navigazione stessa di una singola pagina.

Nota

Chrome developer tools può inoltre fornire un’analisi approfondita di una pagina web nella sua sezione «Audits», permettendo di portare a galla problemi in ambito di progressive web apps, performance, accessibilità, e utilizzo di best practices.

In caso di progettazione di progressive web apps ideate per essere usate principalmente su dispositivi mobili, è bene tenere a mente anche il concetto di offline first, fornendo un’esperienza di base anche in caso di limitata connettività.