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2.1 Tecnologie

La prima serie di azioni strategiche è volta alla creazione di un contesto tecnologico abilitante, su cui fondare il processo di digitalizzazione, inteso non solo come riproduzione digitale dei singoli beni del patrimonio culturale, ma soprattutto come trasformazione digitale delle modalità con cui le istituzioni gestiscono sia i servizi interni, sia quelli destinati a soddisfare i bisogni degli utenti (cfr. par. 1.2.b). Il grado di maturità digitale di un’istituzione culturale sarà definito dalla sua capacità di impiego di tecnologie per una trasformazione digitale trasversale:

  • Lato strategico, adottando tecnologie digitali per ottenere un vantaggio competitivo.
  • Lato produttivo, rendendo lo user journey più interattivo per l’utente finale.
  • Lato applicativo: favorire la produzione, il trattamento, la conservazione, la sicurezza e lo scambio dei dati.
  • Lato operativo: impiego di tecnologie digitali per rendere più efficienti i processi interni.
  • Lato culturale: creazione di una cultura organizzativa per un ambiente digitale integrato, ricettivo e aperto.

Al centro del nuovo contesto si colloca la necessità di disegnare una strategia per la gestione dei dati e delle risorse digitali del patrimonio culturale, coerenti con le direttive comunitarie e nazionali [8]. I dati rappresentano il fulcro della trasformazione digitale; essi definiscono il modo in cui produciamo e beneficiamo della cultura, come di qualunque altro ambito della nostra esistenza. L’accesso alla crescente mole di dati e la capacità di utilizzarli criticamente e consapevolmente sono essenziali per l’innovazione e la crescita, dal perfezionamento del processo decisionale al miglioramento della qualità dei servizi pubblici. Le indicazioni della Commissione europea a riguardo sono chiare e applicabili anche al dominio dei beni culturali: in una società in cui gli individui genereranno quantità crescenti di dati, il modo in cui saranno raccolti e utilizzati deve assumere prioritariamente gli interessi dell’individuo, in conformità con i valori, i diritti fondamentali e le normative europee, oltre ai dettami di quella nazionale. Allo stesso tempo, il volume crescente di dati prodotti dagli istituti e dai cittadini nelle loro interazioni con il patrimonio culturale, combinato con il cambiamento tecnologico delle relative modalità di archiviazione ed elaborazione, costituirà una fonte di crescita e innovazione che sarebbe colpevole non sfruttare. Questo significa che i dati dovrebbero essere disponibili per tutti, siano essi soggetti pubblici o privati, con o senza finalità di lucro, grandi o piccoli, start-up o over the top. Ciò aiuterà la società a capitalizzare l’innovazione e la crescita della concorrenza e a garantire che tutti beneficino di un “dividendo digitale”, nel senso di assicurare un utilizzo corretto dei dati sia sotto il profilo giuridico che etico nella prospettiva di una crescita equa delle comunità.

La Commissione europea auspica dunque che le istituzioni culturali comprendano con fiducia, convinzione e sicurezza le potenzialità promananti dalla raccolta, elaborazione e condivisione dei dati e delle risorse digitali culturali.

Le azioni strategiche di seguito descritte e attuate dal Ministero nell’ambito dell’Investimento PNRR “Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale” si basano sul presupposto di superare la logica dei silos-database chiusi in favore di un sistema aperto capace di valorizzare la rete delle relazioni fra i dati per lo sviluppo di nuovi servizi; per questo possono avere una valenza metodologica che può essere utilizzata in qualunque progetto di trasformazione digitale delle istituzioni culturali, non solo di quelle statali.

2.1.a. Infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale

Nell’ambito delle azioni finanziate con il PNRR, il Ministero ha avviato la realizzazione di una “Infrastruttura software del patrimonio culturale” (sub-investimento M1C3 1.1.4, periodo di realizzazione 2022-2024) quale spazio nazionale per la gestione e conservazione dei dati del patrimonio culturale, in coerenza con le citate strategie europee e nazionali in materia. Tale infrastruttura, che assume le caratteristiche di una piattaforma software nativamente cloud [9], intende creare un ambiente che garantisca una corretta, affidabile, sicura ed efficiente organizzazione delle risorse digitali del patrimonio culturale e dei metadati connessi. Questo permetterà a qualsiasi istituto di sviluppare i progetti di digitalizzazione utilizzando i propri sistemi informativi o applicativi, popolando lo spazio dati nazionale e sfruttando al contempo i servizi dell’infrastruttura (es. servizi di storage, servizi di processamento dati, servizi di conservazione a lungo termine, servizi di attribuzione dell’identità digitale, servizi di interoperabilità, etc.). In questo modo si consegue un duplice obiettivo:

  • Costituire un grande spazio dedicato ai dati della cultura, in linea con la strategia europea che vuole rendere gli stati membri “titolari” della gestione dei propri dati: un ambiente dotato dei migliori standard tecnologici esistenti, sicuro e conforme alle norme nazionali ed internazionali.
  • Garantire agli istituti culturali livelli di servizio, in termini infrastrutturali e tecnologici, che da soli difficilmente potrebbero raggiungere o mantenere, preservando comunque la titolarità dei dati e dei processi di produzione, manutenzione e arricchimento qualitativo ad essi riferiti.

Lo spazio dei dati è separato logicamente e fisicamente dalle applicazioni di front-end, che verranno realizzate a partire dai dati esposti dall’infrastruttura software attraverso API (Application Programming Interface) dedicate. Vanno infatti preservate sia la sicurezza dei dati e la possibilità di aggregarli sulla base di modelli flessibili - ancorché derivanti da standard di settore - sia la facoltà di sviluppare per gli istituti culturali applicazioni che rispondano alle esigenze di utenze sempre più eterogenee e sofisticate (cfr. par. 2.1.c).

L’infrastruttura sarà infatti caratterizzata dalla flessibilità dei modelli concettuali per l’integrazione di contenuti e metadati, così da restituire molteplici e diverse interpretazioni, senza rinunciare alla possibilità di compiere ricerche avanzate negli ambiti specialistici di dominio. A questo si sommerà la facoltà di archiviare gli oggetti nativamente digitali nelle loro versioni e nei cambiamenti di contenuto o di modello introdotti successivamente.

In coerenza con la strategia del cloud nazionale, la piattaforma software sarà integrata nel Polo strategico nazionale, l’infrastruttura progettata per l’erogazione di servizi cloud, beneficiando così di notevoli vantaggi in termini di efficienza, sicurezza, semplificazione gestionale e costi di manutenzione.

I due principali modi per relazionarsi con l’infrastruttura software del patrimonio culturale sono:

  • modello integrato: gli enti conferiscono i propri dati all’infrastruttura, condividendone i servizi: le risorse digitali sono quindi “ospitate” nell’infrastruttura software e vengono memorizzate e conservate sui sistemi dell’infrastruttura, laddove il ciclo di vita della risorsa digitale viene gestito tramite i servizi dell’infrastruttura;
  • modello federato: gli enti che hanno sistemi informativi in grado di esporre in modo stabile ed efficiente le risorse digitali mediante API standard, possono condividere con l’infrastruttura solo alcuni servizi, in base alle loro specifiche necessità; le risorse digitali risiedono nei sistemi di origine e sono “referenziate” nell’infrastruttura, mentre il ciclo di vita dei dati è gestito dall’ente nei propri sistemi.

La scelta del modello di riferimento dipende dal livello di maturità del sistema cooperante, da valutare a valle di una procedura di analisi e valutazione, e dalla prospettiva di sviluppo che i singoli sistemi immaginano di darsi nel tempo. Specifiche linee guida, rese disponibili a completamento dello sviluppo dei servizi dell’infrastruttura dati, orienteranno gli istituti culturale nella scelta del precorso da intraprendere.

L’infrastruttura software nazionale non sostituisce i sistemi esistenti di catalogazione/descrizione né i siti e i portali di consultazione, ma rappresenta un supporto integrativo per consentire e facilitare il confronto fra risorse digitali provenienti da domini diversi dell’ecosistema, sulla base di un modello dati integrato. Inoltre, l’adozione di un sistema centralizzato, realizzato sulla logica applicativa a micro-servizi, contribuirà a diminuire i lock-in di settore, riducendo le inefficienze e abbassando i costi di gestione. L’infrastruttura software costituirà, dunque, il nucleo centrale di una rete di sistemi, anche esterni, la cui interconnessione aggiunge valore ai diversi sistemi singolarmente considerati (cfr. anche par. 2.3.b).

2.1.b. Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali

Come definito in precedenza (cfr. par. 1.1.b), il patrimonio culturale digitale è correlato al sistema dei beni culturali, materiali e immateriali, ma non coincide con essi; non esiste infatti una relazione “1 a 1” (a un bene culturale non corrisponde una sola risorsa digitale): piuttosto si generano relazioni “molti a molti” (diversi beni culturali possono corrispondere a una risorsa digitale, diverse risorse digitali possono corrispondere a un bene culturale). Il patrimonio culturale digitale non identifica pertanto l’universo dei beni culturali ma ne è piuttosto una rappresentazione/interpretazione.

È quindi necessario concepire un sistema che consenta ai beni culturali di esistere nell’ambiente digitale, con una pluralità di fini:

  • Collegare il bene culturale ai procedimenti amministrativi che lo riguardano, una volta che questi saranno gestiti in modalità digitale.
  • Collegare il bene culturale alle risorse digitali che ad esso si riferiscono e ai big data che vengono generati dall’interazione con esso.
  • Consentire di tracciare le interazioni con il bene culturale, anche a rilevanza giuridica, che avvengono nei sistemi informativi dell’amministrazione e di terze parti.

Occorre quindi far evolvere il concetto di “codice identificativo univoco”, utilizzato in molti dei sistemi informativi nazionali e regionali, verso un sistema di certificazione esterno ai medesimi.

In analogia con quanto avviene per le persone fisiche con il Sistema Pubblico di identità Digitale (SPiD) [10], il certificato d’identità digitale dei beni culturali è la chiave abilitante affinché un bene culturale sia riconosciuto nei diversi sistemi informativi, sia amministrativi (gestione dei procedimenti) sia culturali (piattaforme di accesso).

L’attribuzione del certificato di identità digitale presuppone il riconoscimento dello status giuridico di bene culturale; per questo motivo il processo di attribuzione e certificazione dell’identità digitale dei beni culturali deve essere svolto al di fuori dei sistemi di gestione della conoscenza (i cosiddetti “cataloghi”), che non hanno notoriamente l’autorità amministrativa per operare tale attribuzione, ma si limitano a registrarla.

Nell’ambito dell’investimento PNRR è prevista la realizzazione del “Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali” (sub-investimento M1C3 1.1.2, periodo di realizzazione 2023-2025), con lo scopo di realizzare un raccordo tra i sistemi che identificano e descrivono i beni culturali e quelli che ne prescrivono il regime giuridico, al fine di poter attribuire e certificare, con procedure completamente digitali, l’identità digitale di un bene culturale, incorporando in essa gli elementi essenziali che lo determinano. L’esito del riconoscimento univoco all’interno di una procedura digitale si perfeziona con la produzione di un certificato digitale e con la sua archiviazione sicura e stabile nel tempo.

Tale sistema costituirà il presupposto per la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi e dei processi di gestione dei beni culturali, in analogia con i progressi compiuti in termini di semplificazione, sicurezza ed efficienza grazie all’introduzione degli strumenti di identificazione digitale della persona, come lo SPiD, la Carta Nazionale dei Servizi e la Carta d’Identità elettronica. Inoltre, potrà aprire la strada all’applicazione in futuro degli smart contract nell’ambito dei beni culturali, anche se tale prospettiva al momento non è in fase di sviluppo.

2.1.c. Tecnologie abilitanti per un user-centered design

Le tecnologie giocano un ruolo chiave nel processo di cambiamento provocato dalla trasformazione digitale. Nuovi strumenti permettono di connettere il patrimonio culturale con le persone, le imprese, gli enti non commerciali e le industrie creative, favorendo la maturazione e la crescita del mercato dei servizi culturali progettati secondo logiche che mettono al centro l’esperienza dell’utente (user-centered design); gli algoritmi di intelligenza artificiale offrono possibilità impreviste di organizzazione, interpretazione e manipolazione dei dati; gli sviluppi di prodotti e servizi interattivi (interaction design) e delle tecnologie di visualizzazione immersiva - come la realtà virtuale, aumentata e mista - ammettono sguardi inediti sulle collezioni e consegnano agli operatori culturali potenti strumenti per l’edutainment, la comunicazione e la didattica; i big data, sebbene non siano ancora pienamente sfruttati nel settore culturale, oggi occupano una posizione centrale nella determinazione delle strategie e dei modelli operativi delle istituzioni pubbliche e nelle profilazioni degli utenti propedeutiche alla personalizzazione dei servizi.

In questo panorama è opportuno conoscere e classificare tassonomicamente le tecnologie innovative applicabili al patrimonio culturale, al fine di governare lo sviluppo degli applicativi in modo saggio, coniugando logica, sostenibilità economica e tecnologie, operando scelte consapevoli e mirate al riparo dalle tecnologie emergenti in un determinato momento.

L’innovazione tecnologica, infatti, non genera valore in sé: è imprescindibile valutare preliminarmente come l’introduzione di una determinata tecnologia si inserisce nei processi in essere degli istituti culturali, in relazione al grado di maturità digitale esistente. Secondo questa prospettiva, l’innovazione tecnologica deve arrecare benefici su due piani:

  • Valorizzando i profili di competenza e il know-how che rappresentano il patrimonio conoscitivo sedimentato nel tempo dal personale della Pubblica amministrazione.
  • Rispondendo efficacemente ai bisogni degli utenti, al di là degli entusiasmi del momento, secondo logiche di user-centered design (cfr. par. 2.3.c).

Per abilitare lo sviluppo di queste applicazioni tecnologiche, nell’ambito del PNRR è prevista la realizzazione di una “Piattaforma dei servizi digitali per sviluppatori e imprese” (sub-investimento M1C3 1.1.12, periodo di realizzazione 2024-2026) per facilitare e sostenere l’espansione e l’integrazione di servizi digitali innovativi da parte di soggetti pubblici e privati, start-up e imprese culturali. La misura, la cui attuazione si svilupperà tra il 2024 e il 2026, è tesa ad acquisire le tecnologie abilitanti per lo sviluppo di applicazioni innovative per il patrimonio culturale. Al contempo sarà supportata, attraverso specifiche linee di finanziamento erogate nell’ambito del PNRR, la crescita di tali applicazioni per implementare un catalogo di servizi ad alto valore aggiunto e potenziale creativo per la ricerca, la gestione innovativa, la fruizione avanzata e la valorizzazione del patrimonio culturale digitale.

[8]Cfr. i Riferimenti normativi essenziali in appendice al PND.
[9]L’infrastruttura software del patrimonio culturale, in quanto servizio pubblico, troverà collocazione nel Polo strategico nazionale in corso di sviluppo da parte del Dipartimento per la trasformazione digitale (<https://cloud.italia.it/>)_.us
[10]Il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) è la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali. Un’unica credenziale (username e password) che rappresenta l’identità digitale e personale di ogni cittadino, con cui è riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione per utilizzare in maniera personalizzata e sicura i servizi digitali. Per approfondimenti si rimanda al sito dedicato https://www.spid.gov.it/.