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Appendice 2 - Il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, la misurazione dei risultati e il contesto Paese

La Dichiarazione Ministeriale sull’eGovernment sottoscritta dall’Italia a Tallin lo scorso ottobre 2017 impegna il nostro Paese, così come gli altri Stati Membri, alla realizzazione dei principi e degli obiettivi dell’eGovernment Action Plan 2016 - 2020.

Il Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2017 recepiva nella strategia della trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione ogni principio/obiettivo del piano europeo. La nuova versione del Piano Triennale 2019 - 2021 riprende le linee strategiche e progettuali del precedente e conferma la piena coerenza con i principi in esso contenuti.

Molti dei progetti che nel corso di questi ultimi due anni sono stati rilanciati o avviati rappresentano infatti un tassello importante per la realizzazione dei principi, degli obiettivi e delle azioni previste dell’eGovernment Action Plan 2016 - 2020 e dalla Dichiarazione di Tallinn (si veda l’ analisi comparata del Piano Triennale con la Dichiarazione Ministeriale di Tallinn).

Dall’eGovernment Benchmark 2018 (media dei dati 2016 - 2017), pubblicato a fine novembre del corrente anno [1], emerge tuttavia come l’Italia sia ancora caratterizzata da una dicotomia. Per quanto riguarda la digitalizzazione (digitisation) ovvero la disponibilità di servizi pubblici digitali, l’Italia con il 58% è appena al di sotto della media UE del 63% (2016 - 2017).

[1]Per una analisi più approfondita dell’eGovernment Benchmark 2018 si veda “L’Italia nell’eGovernment Benchmark 2018: un problema di maturità digitale dei servizi o del Paese?” https://medium.com/team-per-la-trasformazione-digitale/italia-egovernment-benchmark-2018-commissione-europea-dg-connect-de38da7b806f
La figura mostra un istogramma che evidenza il posizionamento dei paesi UE rispetto alla percentuale di servizi pubblici disponibili in digitale.

Fig. 1 Digitalizzazione paesi UE

Per quanto riguarda la penetrazione (penetration) [2] ovvero l’effettivo utilizzo dei servizi da parte dei cittadini, questa rimane molto bassa, solo il 22% degli individui interagiscono online con la pubblica amministrazione, rispetto alla media UE del 53%.

[2]Per la definizione di penetration si veda eGovernment Benchmark 2018, p. 101 e nota 3. Per la specifico indicatore si veda https://digital-agenda-data.eu/ Indicator: individuals (aged 16-74) submitting completed forms to public authorities, over the internet, last 12 months; Source: Eurostat, (Community Survey on ICT Usage in Households and by Individuals - Module C: Use of eGovernment): Individuals who used the internet for interaction with public authorities; Unit of measure: Percentage of individuals who used Internet within the last year.
La figura mostra un istogramma che evidenza il posizionamento dei paesi UE rispetto alla penetrazione (effettivo utilizzo dei servizi da parte dei cittadini).

Fig. 2 Penetrazione paesi UE

La figura mostra una mappa a quattro quadranti secondo le dimensioni ortogonali digitalizzazione e penetrazione. I paesi UE sono collocati sulla mappa in rapporto ai corrispettivi livelli di penetrazione e digitalizzazione.

Fig. 3 Penetrazione e digitalizzazione paesi UE

Se si contestualizza la strategia di digitalizzazione dei servizi pubblici all’interno del Paese, l’efficacia di questa sembra essere fortemente condizionata da fattori quali l’utilizzo di Internet e le competenze digitali del Paese. Il miglioramento della disponibilità e la qualità dei servizi pubblici si scontra infatti con un contesto che è segnato da un forte divario digitale e da uno scarso interesse nei confronti delle tecnologie digitali.

Un altro indice della digitalizzazione è fornito dal Digital Economy and Society Index - DESI, un indice composito che valuta l’insieme di 5 “dimensioni” (Connettività, Capitale umano, Uso di Internet, Integrazione della tecnologia digitale, Servizi pubblici digitali) che sono costituite, a propria volta, da un insieme di indicatori che vanno analizzati singolarmente per comprendere correttamente sia i gap che i miglioramenti.

La scheda Profilo in italiano è consultabile sul sito della Commissione Europea

Secondo i dati del DESI 2018 solo il 69% della popolazione italiana utilizza internet contro una media UE del 81% e ben il 23,2% della popolazione italiana non ha mai utilizzato internet, a fronte di una media UE del 12,9%. A questo si affianca un altro importante svantaggio strutturale: solo il 13,5% (13,5 persone su 1.000) ha una laurea in STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e rispetto allo scorso anno la performance è peggiorata; siamo al di sotto della media UE che si attesta al 19,1% e siamo scivolati indietro nel ranking poiché altri paesi hanno evidentemente migliorato la loro performance.

Tuttavia, relativamente al basso utilizzo dei servizi pubblici, non possiamo non considerare quanto sottolineato dal DESI stesso ovvero che questo sia in parte determinato da una scarsa qualità dell’offerta; l’utilità, l’usabilità e la facilità di utilizzo rappresentano infatti una forte motivazione per i cittadini ad adottare i servizi digitali.

Tutti i servizi pubblici devono non solo essere guidati dal principio della user-centricity (centralità dell’utente), così come ribadito anche nella Dichiarazione sull’eGovernment di Tallinn, sopra richiamata, ma nel corso del 2017 e del corrente anno AGID e il Team hanno lanciato come parte fondante della strategia di trasformazione digitale numerose iniziative per identificare i gap di performance e per migliorare l’usabilità e l’accessibilità dei servizi digitali.

Si ricorda che il Piano Triennale 2017 ha previsto una sezione dedicata ai servizi digitali con le linee guida per il design dei servizi della PA. AGID insieme con il Team ha emanato le Linee guida di design per i servizi e i siti della PA con l’obiettivo di definire regole comuni per la progettazione di interfacce, servizi e contenuti usabili e accessibili, e di migliorare la navigazione e l’esperienza dei cittadini.

Il DESI 2018 riconosce questo impegno, menzionando la best practice di “Designers e Developers Italia” che si caratterizza come un centro di competenze per il design dei servizi che mette a disposizione kit e strumenti per aiutare a progettare servizi digitali moderni e semplici. Entrambe le piattaforme di community sono dedicate al disegno e allo sviluppo dei servizi pubblici digitali mettendo a disposizione documentazione tecnica, linee guida, kit di sviluppo e di design, ambienti di testi, API e un sistema di issue tracking per contribuire attivamente allo sviluppo delle tecnologie abilitanti del sistema operativo del Paese da parte degli sviluppatori, dei designers e dei fornitori di tecnologia (SPID, pagoPA, ANPR, ecc).

AGID e il Team hanno lavorato molto per promuovere l’usabilità dei servizi digitali già esistenti; sono state rilasciate una nuova User Interface e una nuova User experience per pagoPA e per SPID. E’ stata delineata una mappa per l’integrazione di SPID come canale unico o preferenziale di autenticazione all’interno dei servizi pubblici più utilizzati dai cittadini: SPID è stato integrato come unico canale di autenticazione all’interno del Bonus 18enni e del Bonus Insegnanti, ACI ha integrato SPID nei servizi automobilistici, e a breve i servizi fiscali gestiti dall’Agenzia Entrate e quelli del welfare gestiti da INPS offriranno SPID come canale preferenziale di autenticazione.

Il nostro Paese era e rimane indietro nella curva di crescita rispetto alla maggior parte degli altri paesi della UE; la strategia digitale richiede coerenza e continuità per poter misurarne in benefici, laddove l’Italia ha continuato ad investire con una visione chiara e coerente, i risultati si vedono. Continuità strategica e di investimento sono necessari per superare il gap.

Ma non basta poiché lo sforzo non può che essere comune: i risultati negativi sono spesso la somma di tutte le inefficienze diffuse tra le pubbliche amministrazioni. La prima fase di digitalizzazione in molti Paesi, incluso il nostro, è stata caratterizzata da singoli servizi messi a disposizione dalle singole amministrazioni; le tecnologie digitali sono state “applicate” alle strutture e procedure tradizionali per fornire servizi analogici su piattaforme digitali.

Nel corso degli anni, questo approccio ha replicato, nell’attuazione dei progetti IT, la stessa organizzazione a silos e frammentazione già presente nella PA, con una conseguente proliferazione di progetti che non si parlano tra di loro. La frammentazione e la mancanza di una strategia sistemica colpiscono negativamente le esigenze degli utenti che sono sacrificate alle esigenze dell’organizzazione, poiché ogni amministrazione fornisce un servizio che risponde a un solo specifico bisogno erogandolo come se rappresentasse un prodotto finito.

L’interazione tra amministrazione e utenti richiede una rivoluzione parallela nel modo in cui le amministrazioni operano. I reali benefici cominceranno davvero a materializzarsi solo quando si introdurrà un approccio sistemico che non consideri i singoli progetti separatamente ma come parte di un unico programma di trasformazione digitale.

Dal punto di vista tecnologico bisognerebbe quindi muovere dai tradizionali progetti IT silos a strutture orizzontali, capaci di trascendere i singoli enti della PA, ovvero piattaforme supportate da dati e informazioni comuni: il cosiddetto “government as a platform” così come sperimentato dal Governo Britannico [3]. Tutte PPAA devono quindi sforzarsi di lavorare in un’ottica di integrazione trasversale per raggiungere un obiettivo comune.

[3]Vedi https://www.gov.uk/government/organisations/government-digital-service

Da ultimo va ricordato che quando si analizzano questi ranking nazionali spesso si dimentica che molti servizi digitali sono offerti a livello locale, soprattutto, ma non esclusivamente, nei paesi con un’organizzazione istituzionale molto decentralizzata, come l’Italia. Il recente rapporto della Commissione europea eGovernment in local and regional administrations: guidance, tools and funding for implementation dimostra che la strategia digitale nazionale per essere pienamente efficace deve essere caratterizzata da un forte componente locale, cruciale per la fornitura dei servizi ai cittadini. Sempre nell’eGovernment Action Plan Benchmark 2018 viene evidenziato che la percentuale di servizi digitali disponibili a livello nazionale (media UE 69%) supera di molto la media dei servizi offerti a livello regionale (media UE 65%) e locale (media UE 49%), anche se i servizi locali sono spesso quelli che di fatto fanno la differenza nella vita dei cittadini.

La figura mostra un istogramma che evidenza il posizionamento dei paesi UE rispetto alla percentuale di servizi pubblici disponibili in digitale. Per ogni paese il dato è disaggregato a livello nazionale, regionale e locale.

Fig. 4 Disponibilità di servizi pubblici online a livello nazionale, regionale e locale.

Il Piano Triennale 2017 aveva già previsto una forte collaborazione livello nazionale/locale richiedendo che le amministrazioni locali elaborino piani strategici, coerenti con la visione europea e nazionale.

Per conseguire concretamente questo obiettivo, si è lavorato affinché gli enti locali possano avere le necessarie risorse finanziare per poter realizzare concretamente la trasformazione digitale.

Attraverso l’articolo 66 del D.Lgs. n. 217 del 13 dicembre 2017, si è ribadito un preciso impegno affinché gli enti locali possano richiedere, a partire dal 2019, spazi finanziari anche per investimenti finalizzati all’attuazione del Piano Triennale.

Insieme con Cassa Depositi e Prestiti, è stato messo a disposizione uno strumento finanziario - un prestito di importo minimo di €5.000 e di una durata media di 10 anni - rivolto specificatamente agli enti locali per coprire la spesa in investimenti in servizi digitali.

In collaborazione con il Dipartimento della Funzione pubblica, sono stati utilizzate risorse del PON Governance per aiutare gli enti locali nel subentro in ANPR; i contributi sono riconosciuti in maniera automatica ai Comuni che effettuano la migrazione in ANPR tra il 6 dicembre 2017 e il 31 dicembre 2018.