Docs Italia beta

Documenti pubblici, digitali.

10. Modelli e strumenti per l’innovazione

In linea con la Legge di stabilità 2016, il presente Piano Triennale definisce un percorso di accompagnamento per la riduzione della spesa per la gestione corrente del settore informatico. D’altro canto, la legge prevede anche che le amministrazioni possano utilizzare prioritariamente i risparmi così generati per investimenti in materia di innovazione tecnologica. La presente sezione è dedicata alle amministrazioni che stanno affrontando progettualità innovative. Comunemente, per innovazione si intende l’implementazione di un prodotto (bene o servizio), processo o metodo organizzativo nuovo o migliorato.

Il presente contesto, invece, è focalizzato sui progetti di innovazione delle amministrazioni pubbliche, ovvero le situazioni in cui, in modo più o meno consapevole, il committente pubblico:

  • circoscrive l’esigenza concreta e si concentra sulla specificazione dell’esigenza che vuole affrontare;
  • è alla ricerca di soluzioni nuove o comunque diverse rispetto a quelle consolidate, lascia spazio alla proposizione di soluzioni innovative;
  • coinvolge in modo ampio e aperto il mercato. Il mondo esterno è, anche sfruttando l’internet globale, molto più ampio di quello interno al committente e quindi in grado di esprimere soluzioni più efficaci, anche divergenti rispetto a soluzioni preesistenti.

Con ciò il committente si contrappone all’approccio conservativo, che appalto dopo appalto, si limita solo a portare marginali miglioramenti in termini di efficienza. Il committente stimola e sfrutta la diffusione dei modelli organizzativi dell’open innovation, sempre più frequentemente adottati nel mondo privato (Business to business).

Alla luce di tali brevi premesse, il capitolo è strutturato in due sezioni:

  • la prima illustra alcuni strumenti finalizzati all’acquisizione di soluzioni innovative, con particolare attenzione agli “appalti d’innovazione” disciplinati dalla Direttiva Appalti 2014 e dal nuovo Codice dei contratti;
  • la seconda illustra un nuovo modello di smart community, denominato Smart Landscape, in coerenza con le indicazioni sulle Smart City del documento “Strategia per la crescita digitale 2014 - 2020”.

10.1. La piattaforma per il procurement dell’innovazione

10.1.1. Scenario

Con la Comunicazione COM(2010) 546, “Iniziativa faro Europa 2020”, la Commissione Europea ha posto le basi della “Unione dell’innovazione”, una delle sette iniziative Faro nella strategia Europa 2020 e che va ad integrare, tra l’altro, l’Agenda digitale europea.

Con la Direttiva Appalti 2014, la Commissione Europea raccomanda esplicitamente alle amministrazioni di “utilizzare gli appalti pubblici nel miglior modo possibile per stimolare l’innovazione”, svolgendo così, attraverso l’acquisto di prodotti, lavori e servizi innovativi un “ruolo fondamentale per migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici e nello stesso tempo per affrontare le principali sfide a valenza sociale”. Le recenti COM(2017) 572 “Appalti pubblici efficaci in Europa e per l’Europa” e la Notice 3051(2018) “Guidance on Innovation procurement” focalizzano l’attenzione sull’attuazione pratica e intelligente delle nuove norme per gli appalti di innovazione, fornendo suggerimenti operativi agli Stati membri e alle amministrazioni.

L’Italia negli ultimi anni ha seguito con particolare attenzione gli indirizzi comunitari, in alcuni casi con un approccio proattivo, ed è uno dei Paesi più attivi nel settore del procurement di innovazione e precommerciale. Le norme attuative, connesse al D.L. 5/2012 come modificato dal D.Lgs. 179/2016, richiamano esplicitamente gli appalti precommerciali (PCP) da realizzarsi secondo un approccio “demand driven”.

La stessa Legge di Stabilità 2016 evidenzia la necessità di individuare soluzioni, beni e servizi che promettono innovazioni rilevanti e con benefici anche nel lungo periodo (procurement strategico).

Il nostro Paese ha programmato specifiche risorse finanziarie per l’attuazione dei progetti di innovazione:

  • in parte esse deriveranno dall’applicazione completa della già citata Finanziaria 2016;
  • nella programmazione 2014-20 (POR e PON) è presente una significativa disponibilità di risorse finanziarie che sono esplicitamente dedicate o possono essere applicate a progetti di innovazione.

Le amministrazioni pubbliche sono quindi chiamate ad attuare progetti ad elevato contenuto di innovazione, volti non soltanto alla razionalizzazione dei costi di gestione e allo sviluppo dei servizi in un’ottica di modernizzazione degli stessi, ma anche al rafforzamento di un processo di trasformazione dei servizi pubblici offerti a cittadini e imprese che stimoli la domanda pubblica, accresca la competitività dei territori e punti al miglioramento qualitativo delle prestazioni fornite dal mercato.

Nel 2016-17 il MIUR e AGID hanno avviato un Programma di appalti precommerciali; ciò sulla base delle rispettive funzioni di supporto e promozione previste dal D.L. 179/2012. Nel corso del 2017 hanno formalmente manifestato interesse ad uno o più bandi precommerciali del programma oltre 1.000 operatori, tra cui più di 250 grandi aziende, 450 piccole e medie imprese, 200 tra università, istituti e dipartimenti universitari, enti pubblici di ricerca, oltre 100 tra onlus e associazioni di categorie di utenti e consumatori. I risultati del Programma stanno confermando che sussistono in concreto le condizioni per costituire una filiera istituzionale che utilizzi gli appalti pubblici non solo ai fini del risparmio, ma anche per attuare una visione strategica di stimolo alla ricerca e all’innovazione in un mercato competitivo sulla qualità e non solo sul prezzo.

Lo scenario descritto fa da cornice ad una nuova azione, già avviata, volta a fornire alle amministrazioni una Piattaforma per il procurement di innovazione per favorire l’emersione dei fabbisogni di innovazione e il dispiegamento progettuale attraverso un attivo dialogo tra amministrazione e mercato.

La Piattaforma per il procurement di innovazione sarà costituita da:

  • un modello di collaborazione che coinvolga in modo sistematico i soggetti istituzionali che operano in sinergia per sostenere le amministrazioni che vogliono innovare. Tale modello di collaborazione istituzionale è definito dalle disposizioni del già citato D.L. 179/2012. In esso sono individuate le amministrazioni coinvolte (MIUR, MISE, Agenzia per la Coesione Territoriale, le Regioni, oltre all’Agenzia per l’Italia Digitale) che, nel loro complesso, formano il nucleo di un sistema istituzionale in grado di indirizzare gli obiettivi strategici, coordinare l’utilizzo delle risorse finanziarie ed attuare progetti strategici di innovazione della Pubblica Amministrazione. La costruzione di questo sistema istituzionale è stata avviata: nel primo semestre del 2018 sono stati perfezionati accordi che coinvolgono la Conferenza delle Regioni e Province autonome, l’Agenzia per l’Italia Digitale, l’Agenzia per la Coesione Territoriale, la Regione Campania e Soresa spa, la Fondazione Ugo Bordoni. Il quadro di accordi istituzionali sarà completato nel corso del 2019;
  • una famiglia di servizi digitali dedicati ad amministrazioni e operatori economici, che supporti l’utilizzo degli appalti pubblici di innovazione per stimolare la modernizzazione dell’amministrazione da un lato e l’innovazione dell’offerta dall’altro. Nel secondo semestre 2018 è stata avviata la realizzazione della piattaforma tecnologica web based. La Piattaforma vuole essere un punto di riferimento per le amministrazioni innovatrici, gli stakeholder istituzionali e gli operatori di mercato.

Anche attraverso il lancio e la gestione della piattaforma per il procurement dell’innovazione AGID intende essere “serving agency” e promotore di azioni di “innovation procurement broker” nei confronti del sistema pubblico, supportando le amministrazioni e i funzionari pubblici che, nella implementazione del presente Piano Triennale, intraprendono progetti e acquisti di innovazione. A tale scopo, la Piattaforma andrà gradualmente in esercizio, per essere completata nel 2019.

10.1.2. Obiettivi

  • Favorire l’emersione, la qualificazione e l’eventuale aggregazione dei fabbisogni di innovazione delle amministrazioni italiane, sistematizzandone così la rappresentazione nell’ambito del presente Piano Triennale e favorendo l’anticipata partecipazione del mercato in una logica di “Early Statement Public Demand”;
  • contribuire alla diffusione della conoscenza, da parte delle amministrazioni, delle modalità e degli strumenti per realizzare progetti e appalti di innovazione;
  • coinvolgere nella maniera più ampia possibile il mercato, convogliandolo verso la conoscenza della domanda pubblica innovativa e stimolando la proposizione delle migliori soluzioni possibili in una logica di open innovation, puntando anche a mitigare particolari asimmetrie informative insite nell’assunzione del rischio di favorire lo sviluppo di opzioni tecnologiche innovative;
  • promuovere l’attuazione di appalti di innovazione e precommerciali per lo sviluppo di soluzioni prototipali e innovative.

Si confermano le raccomandazioni già presenti nel Piano Triennale 2017-19, destinate alla realizzazione, sin da ora, di appalti ad elevato grado di innovazione:

  • valutare l’opportunità di definire l’oggetto dell’appalto privilegiando la specificazione della domanda (cioè del “problema” che si intende affrontare) rispetto alla specificazione dell’offerta (approccio demand pull). Ciò allo scopo di dare adeguato spazio alla proposizione di offerte innovative;
  • valutare l’opportunità di svolgere consultazioni di mercato preliminarmente all’avvio della procedura di appalto;
  • valutare l’applicabilità di procedure di appalto specifiche per oggetti di innovazione, quali il dialogo competitivo, il partenariato per l’innovazione, gli appalti precommerciali, nonché i concorsi di progettazione e di idee, i contratti di concessione e i contratti di partenariato pubblico privato;
  • verificare la possibilità di suddividere gli appalti in lotti, al fine di favorire l’accesso alle microimprese, piccole e medie imprese;
  • verificare l’adattabilità del criterio del costo del ciclo di vita, quale criterio di valutazione delle offerte.

10.1.3. Linee di azione

LA75 - Attivazione e sperimentazione della Piattaforma per gli appalti di innovazione

Tempi
In corso
Attori
AGID, altri stakeholder coinvolti
Descrizione

Quest’azione mira a rilasciare:

  • la piattaforma di accordi istituzionali comprendente, tra le altre, le amministrazioni individuate nell’articolo 19 del D.L. 179/2012;
  • la vetrina delle best practice degli appalti di innovazione, quale strumento di condivisione della conoscenza delle esperienze migliori;
  • lo strumento per l’emersione e la sistematizzazione dei fabbisogni di innovazione;
  • il forum come strumento di open innovation, per favorire l’aggregazione della domanda pubblica e la partecipazione del mercato.
Risultati
AGID mette a disposizione la Piattaforma e sperimentazione dell’innovation procurement broker (giugno 2019).
Area di intervento
Nel breve periodo impatto sulle PA, nel medio periodo impatto sulle imprese.

LA76 - Promozione e monitoraggio degli appalti di innovazione

Tempi
In corso
Attori
AGID, amministrazioni centrali e locali
Descrizione

Sollecitare le amministrazioni all’utilizzo delle pratiche per appalti di innovazione: consultazioni di mercato, procedure negoziate, dialogo competitivo, partenariato per l’innovazione a condividere le informazioni chiave, così da favorire:

  • la collaborazione tra PA innovative;
  • l’identificazione e la condivisione delle migliori pratiche;
  • il coinvolgimento di un mercato sempre più ampio ed eterogeneo.
Risultati
Attivazione di uno strumento di monitoraggio della spesa in appalti precommerciali e di innovazione, con aspettativa di incremento annuo del 10% della spesa complessiva in materia di acquisti d’innovazione nel triennio 2019/2021 (dicembre 2021, con report di misurazione ogni sei mesi).
Aree di intervento
Nel breve periodo, impatto sulle PA (continuo nel triennio).

Focus. L’appalto precommerciale

Nelle situazioni in cui le pubbliche amministrazioni abbiano esigenze non adeguatamente soddisfacibili ricorrendo a soluzioni già presenti sul mercato, esse possono ricorrere ad appalti di tipo precommerciale (noti anche come PCP, precommercial procurement). Gli appalti di tipo precommerciale sono caratterizzati come segue:

  • hanno ad oggetto prevalente servizi di ricerca e sviluppo tecnologico; prevedono la condivisione dei rischi e dei benefici alle condizioni di mercato tra acquirente pubblico e soggetti aggiudicatari per lo sviluppo di soluzioni innovative, non già presenti sul mercato, a partire dall’ideazione fino allo sviluppo iniziale di quantità limitate di prodotti o servizi sperimentali idonee a risolvere un problema irrisolto e tecnologicamente complesso, posto dall’acquirente pubblico;
  • prevedono la clausola di non esclusiva, in funzione della quale la stazione appaltante non riserva al suo uso esclusivo i risultati derivanti dalle attività di ricerca e sviluppo; prevedono il cofinanziamento da parte degli operatori economici aggiudicatari. Al ricorrere delle condizioni sopra elencate, l’appalto non ricade nell’ambito oggettivo di applicazione del Codice degli appalti, fermi restando, ovviamente, i principi fondamentali di cui all’articolo 4 del Codice stesso.

L’Agenzia per l’Italia Digitale (riferimento D.L. 179/2012 articolo 19) offre supporto alle amministrazioni pubbliche che stanno programmando o intendono realizzare appalti precommerciali. AGID, previo accordo con le amministrazioni, può aggiudicare i singoli appalti quale centrale di committenza della Regione o della diversa amministrazione pubblica competente alla relativa gestione.

L’attuazione degli appalti precommerciali è finanziata, tra l’altro, nell’ambito delle azioni Azione 1.3.1 «Rafforzamento e qualificazione della domanda di innovazione della PA attraverso il sostegno ad azioni di Pre-commercial Public Procurement e di Procurement dell’innovazione» e 11.3.4 «Azioni di rafforzamento e qualificazione della domanda di innovazione della PA, attraverso lo sviluppo di competenze mirate all’impiego del “Pre-commercial public procurement”» definite dall’Accordo di Partenariato 2014 - 2020.

10.2. Smart Landscape: verso un nuovo modello di smart community

10.2.1. Scenario

10.2.1.1. Scenario europeo e nazionale

Nello scenario europeo il tema delle comunità intelligenti è di grande attualità per le prospettive di evoluzione e di sviluppo economico che garantisce. Sono in corso numerose iniziative tra cui si distingue l’EIP-SCC (European Partnership on Smart City and Communities), lanciata a luglio 2012, con l’obiettivo di creare cluster di città europee, aziende e rappresentanti della società civile per avviare una significativa trasformazione digitale, realizzando soluzioni sostenibili per l’ambiente, la società e la salute. A fine 2017, l’EIP-SCC ha visto più di 370 progetti (3.000 partner da più di 30 paesi) nei settori dell’energia, dell’ICT e della mobilità.

Dieci città europee (Copenaghen, Amsterdam, Vienna, Barcellona, Parigi, Stoccolma, Londra, Amburgo, Berlino, Helsinki) si stanno impegnando maggiormente nella trasformazione smart, utilizzando ingenti risorse. Tali città - fra le quali nessuna italiana - sono state classificate partendo dall’analisi dei successi ottenuti in base a 28 indicatori che spaziano tra la mobilità sostenibile, la green economy, la qualità della vita, la governance, l’ambiente e il costruito [1].

[1]Smart City Index, 2017.

L’attenzione riservata al tema dalla Commissione europea è confermata dalla messa a disposizione di fondi per progetti di ricerca e sviluppo e fondi strutturali. Con il Programma Quadro di Ricerca e Innovazione Horizon 2020 sono stati messi a disposizione 80 miliardi di € per il periodo 2014 - 2020, destinando per il 2016 - 2017, per l’ambito Smart and Sustainable Cities, un budget di oltre 230 milioni di €.

A livello nazionale i fondi strutturali sono stati utilizzati principalmente dando corso ai Programmi Operativi Nazionali 2014 - 2020 “Città Metropolitane” ed“Infrastrutture e Reti”, in cui sono inquadrati progetti di diverso respiro che scaturiscono da differenti esigenze di sviluppo territoriale.

Allo stato attuale, in ambito smart city molti progetti realizzati utilizzano l’Internet of Things (IoT) come paradigma alla base di nuovi processi e servizi, tra i quali: gestione della mobilità, trasporto pubblico e gestione raccolta rifiuti; Smart building, Smart Metering & Smart Grid; monitoraggio ambientale e territoriale; sicurezza, inclusione sociale e servizi turistici.

Le iniziative finora condotte sul tema, in particolare da alcune città metropolitane, per quanto apprezzabili, sono però accumunate da un approccio limitato al contesto urbano di riferimento e quasi tutte prendono in maggior considerazione gli aspetti correlati al “cittadino” tralasciando quelli che hanno un forte impatto sulle imprese, quali, ad esempio, il movimento delle merci e le opportunità derivanti dalle integrazioni con altri sottosistemi (Port Communities, Cargo communities, nodi logistici territoriali, imprese di distribuzione…).

Un naturale impatto della rivoluzione digitale riguarda, infatti, proprio la profonda trasformazione del mondo della logistica e dei trasporti. La logistica rappresenta un settore strategico per l’economia nazionale da considerare strumento di politica industriale, per valorizzare le eccellenze del sistema produttivo e per promuovere lo sviluppo del trasporto ecosostenibile e la tutela dell’ambiente.

La declinazione del paradigma “Internet of Things” applicato alle merci implica l’integrazione dei servizi resi da differenti attori pubblici/privati che si può ottenere grazie ad una completa digitalizzazione della catena logistica.

Soluzioni intelligenti, “smart”, basate sull’utilizzo di corridoi e nodi logistici interconnessi, consentono di dominare la complessità in questo settore - legata anche al carattere multimodale del trasporto e alla pluralità di attori coinvolti – e di recuperare notevoli spazi di efficienza, ottimizzando i tempi ed i costi di spostamento delle merci, garantendo safety e security.

L’attenzione va quindi rivolta ad un sistema ampio e complesso, che comprende anche una pluralità di “nodi logistici “(porti, aeroporti, retroporti, interporti, piattaforme logistiche territoriali, centri e aziende di distribuzione …) e dai collegamenti intermodali tra essi, necessari a rendere funzionale l’ambito logistico nel complesso, da tutti i nodi logistici e dalle città, perseguendo, attraverso un approccio sinergico, coordinato e integrato, un’ottica di ottimizzazione degli investimenti e di efficienza e lo sviluppo di sinergie di sistema, attuando una “logistica sostenibile” (sostenibilità economica, ambientale, sociale).

Il commercio globale impone ai “nodi logistici” di innovarsi con velocità sempre accelerata, la sfida è mettere in campo soluzioni e sistemi adatti alle esigenze dei diversi soggetti che intervengono lungo tutta la catena logistica.

L’Italia, ricca di porti, molti di ridotte dimensioni, molti dei quali storici e all’interno di aeree urbane, richiede, a differenza di altri Paesi europei una interazione ancora più “Smart” tra città e porto. Conoscendo in anticipo il momento previsto di arrivo della nave carica di prodotti tracciati, è per esempio possibile programmare con largo anticipo il trasbordo delle merci senza rottura di stock ed evitando formazione di code e inutili attese, con indubbi vantaggi per i costi e per l’ambiente. I mezzi di trasporto possono essere programmati in modo da non causare attese o intasare le aree portuali o quelle della città, integrando anche le informazioni sulle condizioni del traffico e sulla pianificazione di percorsi alternativi.

I programmi nazionali attivati e in via di attivazione dovrebbero essere quindi sinergicamente inquadrati in un’ottica più ampia per rendere interoperabili le soluzioni verticali sviluppate al fine di pervenire ad una gestione intelligente e sicura della mobilità, delle persone e delle merci, favorendo lo sviluppo di servizi basati sulle esigenze dei cittadini e delle imprese.

10.2.1.2. Da “Smart community” a “Smart Landscape”

L’articolo 20 del D.L. 179/2012 (“Comunità intelligenti”) attribuisce all’Agenzia per l’Italia digitale compiti di indirizzo e operativi quali:“definire strategie e obiettivi, coordinare il processo di attuazione, predisporre gli strumenti tecnologici ed economici per il progresso delle comunità intelligenti”. In particolare, AGID oltre a predisporre il Piano nazionale delle comunità intelligenti e a monitorarne l’attuazione, è tenuta ad“emanare le linee guida recanti definizione di standard tecnici, compresa la determinazione delle ontologie dei servizi e dei dati delle comunità intelligenti, e procedurali nonché di strumenti finanziari innovativi per lo sviluppo delle comunità intelligenti; istituire e gestire la Piattaforma nazionale delle comunità intelligenti”.

In relazione ai compiti assegnati dalla norma citata, AGID ha avviato una serie di attività tenendo conto delle evoluzioni dello scenario europeo e nazionale.

Si stanno definendo le qualità correlate alle varie accezioni di “comunità intelligente “. Ad esempio, alla nozione di Smart City non corrisponde ancora una definizione tecnico/giuridica né un’univoca individuazione territoriale cui applicare il modello. Istat, a questo proposito, introduce il concetto di Functional Urban Area (FUA) per superare i limiti degli ordinari confini amministrativi. Inoltre nell’accezione corrente Smart City indica un insieme di azioni indirizzate sulla struttura urbana, ognuna delle quali pone l’accento su una particolare caratteristica del sistema (ad esempio sensoristica per l’illuminazione, per il controllo dell’inquinamento, per il controllo della mobilità, per il controllo ambientale; disponibilità di servizi al cittadino come la ricerca di parcheggi o l’integrazione dei device per la sicurezza urbana, ecc.). È evidente che le aree urbane così come i “nodi logistici” risultino “sistemi complessi dinamici non lineari”[2] e che un intervento su uno qualsiasi dei sottosistemi (ad es. illuminazione pubblica, gestione del ciclo dei rifiuti, automazione dell’ingresso/uscita delle merci nei “nodi logistici”, ecc.) impatti in ingresso su altri sottosistemi, per cui il propagarsi di un’azione determina risultati finali non direttamente quantificabili in termini di beneficio globale.

[2]Un “sistema complesso” è un insieme di componenti o sottosistemi interagenti tra loro e con l’ambiente esterno; tali sottosistemi strettamente legati danno vita ad un’unica struttura di dimensione più grande. Con il termine“non lineare” si indica in questa sede, che le uscite complessive del sistema non sono proporzionali agli ingressi. l’aggettivo “dinamico” significa che il sistema cambia nel tempo partendo dall’ultimo stato raggiunto.

Bisogna inoltre considerare, anche in relazione alla possibile smartness dei “nodi logistici” ulteriori fattori: introduzione massiccia dell’acquisizione di beni o di servizi attraverso le diverse forme di e-commerce o di distribuzione online e le applicazioni di Industry 4.0.

Sulla base di queste considerazioni è più appropriato utilizzare – in luogo di “comunità intelligenti” – il termine “Smart Landscape” per evidenziare le caratteristiche di contenitore rispetto a domini più specializzati. Difatti un’area urbana, così come un “nodo logistico”, forniscono servizi a cittadini e imprese appartenenti a più ecosistemi digitali (sanità, finanze, sviluppo e sostenibilità, beni culturali e turismo, ecc.).

Ai fini di una governance efficace di uno Smart Landscape è necessario disporre di un modello predittivo (Smart Landscape Engine - SLE). in grado di produrre scenari what-if al variare delle azioni in ingresso al sistema di supporto alle decisioni. Tale modello predittivo – da sviluppare in collaborazione con Università, Centri di Ricerca e Industria oltre che con le Pubbliche Amministrazioni - costituirà un nuovo strumento a disposizione delle imprese e delle PA. Questo sistema sarà personalizzato per ogni area di interesse, attraverso specifiche variabili di contesto.

Dal punto di vista operativo AGID ha già avviato lo sviluppo di una Piattaforma generale utile a tutte le aree “smartizzabili” denominata Smart Landscape Platform (SLaP).

Ogni Amministrazione che avvia un percorso di smartness per la propria area di competenza potrà o erogare in proprio i servizi ed esporre le relative API, o utilizzare quelli già disponibili nella piattaforma SLaP.

In definitiva, attraverso SLaP e SLE si predispongono le condizioni per coordinare efficacemente l’attuazione e lo sviluppo delle varie iniziative nazionali, evitando duplicazioni/sovrapposizioni e favorendo il riuso e integrando soluzioni innovative già in sperimentazione operativa (ad esempio, Fast Corridor).

10.2.2. Obiettivi

  • Condividere il concetto di Smart Landscape;
  • condividere il modello proposto Smart Landscape Engine (SLE);
  • implementare la piattaforma (Smart Landscape Platform, SLaP) di cui all’art. 20, comma 1 lettera d) del D.L. 179/2012.

10.2.3. Linee di azione

LA77 - Definizione e implementazione del modello Smart Landscape

Tempi
In corso
Attori
AGID, Gruppo pilota di Enti Locali, PA Centrali, Responsabili della transizione al digitale e stakeholder
Descrizione
La definizione di un modello di Smart Landscape Engine vedrà in prima battuta il coinvolgimento delle Amministrazioni e dei loro Responsabili della Transizione al Digitale, oltre che degli altri stakeholder citati precedentemente, al fine di effettuare un assessment dei progetti in atto e di ottenere contributi e dati territoriali in modo proattivo. Con la stipula di accordi di collaborazione si addiverrà ad una prima implementazione del modello attraverso la sperimentazione di innovazioni tecnologiche in contesti controllati che riproducano le dinamiche e le interazioni dell’ambiente urbano e non, anche attraverso attività di studio e di ricerca.
Risultati
Primo modello di riferimento (da dicembre 2019).
Aree di intervento
Nel breve periodo, impatto sulle PA.

LA78 - Progettazione e realizzazione del primo prototipo del motore predittivo a supporto della governance della Smart Landscape

Tempi
Gennaio 2020
Attori
AGID, Responsabili della transizione al digitale, Università e centri di ricerca
Descrizione
Attraverso la definizione della strategia di procurement si definirà un percorso di ricerca e sviluppo della soluzione innovativa basata su tecniche di Intelligenza artificiale. Il motore predittivo implementato verrà reso fruibile su una Piattaforma (Smart Landscape Platform - SLaP), in fase di progettazione, che faciliterà l’attuazione del modello proposto e l’integrazione di servizi tra PA e operatori economici, grazie all’interazione con il cittadino.
Risultati
Prima validazione del prototipo scalabile su ulteriori aree di intervento (dicembre 2021).
Aree di intervento
Nel breve periodo, impatto sulle PA.

Focus. Le principali iniziative internazionali di Smart communities e Smart City

Nel seguito sono sintetizzati alcuni elementi chiave su quanto si sta realizzando in Cina, India, Australia, Africa, Singapore e Dubai. Tali aree sono state selezionate perché hanno investito significative risorse in materia e rappresentano modi diversi di approcciare la tematica delle smart communities.

In Cina gli obiettivi pianificati sono la semplificazione della vita dei cittadini mediante una nuova idea e una nuova modalità di promozione della città intelligente con l’ausilio delle nuove tecnologie: un aspetto rilevante è la decisione di operare in un mercato più equilibrato, nel quale le decisioni governative non influiscano in modo significativo sulle scelte strategiche delle aziende private. L’orientamento generale per le Smart City è quello di creare un ambiente digitale che integri gli aspetti economici, di mercato, e il benessere complessivo dei cittadini.

In India gli obiettivi sono lo sviluppo di città in grado di fornire le infrastrutture di base e una conseguente maggiore qualità della vita ai propri cittadini attraverso ad es. un ambiente pulito e sostenibile e una più diffusa applicazione di soluzioni intelligenti basate sulle ICT. L’obiettivo centrale è la sostenibilità ambientale e la qualità della vita.

In Australia, il piano Smart Cities definisce la visione del governo australiano per le città metropolitane e regionali; l’implementazione sta avvenendo attraverso specifici accordi con particolare attenzione alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro e agli esiti ambientali. È da sottolineare la volontà del governo federale di istituire gruppi di riferimento Smart City per ogni area metropolitana o regionale al fine di allineare la pianificazione, gli investimenti e la governance necessari per accelerare la crescita e la creazione di posti di lavoro, stimolare il rinnovamento urbano e guidare le riforme economiche. Tali gruppi hanno particolari assonanze con i Responsabili della transizione al digitale (si veda cap. 11) previsti in Italia.

In Africa gli obiettivi sono l’utilizzo delle soluzioni tecnologiche per migliorare l’efficienza delle città, come già avvenuto in Ruanda, sviluppando le ICT come il wi-fi nelle aree pubbliche, compresi i mezzi di trasporto, nonché sistemi di pagamento senza contanti. Gli obiettivi generali, in questo caso, utilizzano le tecnologie innovative come driver per un miglioramento del tessuto socio-economico.

A Singapore gli obiettivi previsti sono il miglioramento degli standard di vita e di lavoro dei cittadini. L’approccio è focalizzato sulla popolazione attraverso un impegno delle parti interessate - cioè dei suoi cittadini, delle imprese e delle agenzie governative - coinvolte in tutte le fasi dello sviluppo intelligente della città. Nel 2015, il governo ha annunciato la Smart Nation Initiative che prevede che Singapore diventi la prima nazione intelligente al mondo entro il 2025.

A Dubai il mandato della Commissione creata appositamente dal Governo per il progetto Smart Cities, non è stato limitato agli aspetti di eGovernment ma anche allo sviluppo di un’efficace infrastruttura normativa in grado di rendere gli open data prontamente disponibili a tutti i soggetti interessati. A livello organizzativo, le nuove leggi stabiliscono un Cross Government Mandate, chiamato Smart Dubai Office, che ha l’obiettivo di promuovere progetti e iniziative collaborative miste pubblico-privato. È molto interessante in questo scenario la creazione di un PMO nazionale a supporto di tutti i progetti smart.