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Documenti pubblici, digitali.

5.4. Come pubblicare le riproduzioni

Per la pubblicazione in rete delle riproduzioni di beni culturali di appartenenza statale gli istituti del MiC possono fare riferimento alle seguenti indicazioni che sintetizzano alcuni dei contenuti già richiamati nel presente documento:

  • La risoluzione minima (cfr. Linee guida per la digitalizzazione del patrimonio culturale e relativo Glossario) delle immagini di beni culturali pubblicate in rete dagli istituti ministeriali dovrà essere compresa tra 2500 e 3500 pixel sul lato lungo in maniera tale da risultare idonea a garantire non solo attività di studio e ricerca ma anche livelli minimi di riutilizzo e di diffusione delle immagini stesse per le finalità consentite dalla normativa vigente.
  • È da escludere la sovraimpressione, all’interno dell’immagine, di filigrane invasive. Queste ultime possono essere ammesse, eventualmente, solo nella cornice esterna alla riproduzione stessa (cfr. par. Modalità di acquisizione delle riproduzioni, A8. Riproduzioni acquisite da soggetti pubblici o privati dai siti web istituzionali del MiC mediante download).
  • La pubblicazione in rete delle immagini deve essere sempre associata a un set di metadati esterno e interno alla riproduzione digitale che dovranno riportare non solo i dati identificativi dell’opera riprodotta, ma anche informazioni sulle condizioni di utilizzo dell’immagine medesima (cfr. par. Licenze e termini d’uso).
  • Per il download delle immagini può essere prevista una procedura di registrazione dell’utenza al fine di favorirne l’identificazione e la rielaborazione di dati di tipo statistico. La registrazione, qualora prevista, dovrà richiedere una procedura di compilazione semplice e rapida di inserimento dei dati e di autenticazione. Nel caso in cui un istituto optasse per la registrazione dell’utenza si raccomanda di prestare particolare attenzione alle problematiche di riservatezza degli utenti registrati e al riutilizzo dei dati degli stessi e, naturalmente, agli oneri derivanti dalla costituzione e gestione di una simile banca dati. Una simile pratica, finalizzata a una conoscenza più approfondita del pubblico dei fruitori in rete, consentirà di indirizzare meglio le politiche di valorizzazione promosse dagli istituti.

Si suggerisce infine nella pubblicazione online delle riproduzioni digitali di utilizzare applicativi open source per la gestione e l’esposizione di risorse digitali che favoriscano l’interoperabilità fra progetti diversi; nello specifico, si raccomanda l’utilizzo del protocollo denominato IIIF (International Image Interoperability Framework) [50] che consente la condivisione delle immagini tra istituzioni diverse (cfr. Linee guida per la redazione del piano di gestione dei dati).

[50]Il framework IIIF è un insieme di specifiche per l’esposizione di oggetti digitali di alta qualità su larga scala. Il progetto alla base open source è sostenuto da una comunità internazionale e da un consorzio di importanti istituzioni culturali ed è supportato da una comunità internazionale che sviluppa e implementa le specifiche delle API (Application Programming Interface) che lo costituiscono (cfr. https://iiif.io/). Ad oggi è utilizzato dalle maggiori biblioteche in tutto il mondo.