F. Metadati per la conservazione¶
I metadati possono essere funzionali ad alcune attività di conservazione.
Nel caso in cui una risorsa digitale debba essere conservata integra e priva di manomissioni, l’informazione di checksum archiviata come metadato può essere utile a segnalare se essa abbia subito modifiche in un determinato arco temporale.
Inoltre, qualora i supporti su cui si archiviano i file vengano danneggiati o diventino obsoleti c’è il rischio della perdita dei dati. In tal caso i metadati sui supporti (per esempio, il tipo e l’età, o anche le date in cui è stato eseguito l’ultimo refresh dei file) possono essere utili per il recupero dei dati.
Come è noto, anche i formati dei file più diffusi possono diventare obsoleti, e di conseguenza le applicazioni possono non essere più in grado di restituirne il contenuto. Pertanto, nelle strategie di migrazione e di emulazione degli applicativi i metadati sui formati dei file originari e su hardware e software che li supportano possono giocare un ruolo decisivo.
I metadati, infine, possono comprovare l’autenticità della risorsa digitale, documentandone la provenienza e la sua catena di custodia.
Lo standard internazionale di riferimento per la conservazione degli oggetti digitali è PREMIS (Preservation Metadata: Implementation Strategies), versione 3.0 rilasciata nel 2015 dalla Library of Congress [42]. PREMIS definisce i metadati di conservazione come l’informazione usata da un repository allo scopo di supportare il processo di conservazione digitale.
[42] | https://www.loc.gov/standards/premis/v3/. |