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Documenti pubblici, digitali.

3. Scopo del Piano e destinatari

Il PND costituisce la visione strategica con la quale il Ministero della cultura intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026 nei diversi settori dell’ecosistema culturale, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, alle soprintendenze, agli istituti e ai luoghi della cultura pubblici che conservano, tutelano, gestiscono e/o valorizzano beni culturali; per questo costituisce anche il contesto strategico, intellettuale e tecnico di riferimento per la realizzazione degli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

È il frutto di un processo di condivisione e confronto con diverse istituzioni culturali [7], al fine di creare un documento i cui assunti siano chiari e comprensibili sin dalle fondamenta della sua struttura logica e progettuale.

Per tali caratteristiche, il PND può costituire un utile riferimento metodologico e operativo per tutte le istituzioni e per i professionisti che, in ambito sia pubblico che privato, si riconoscono nei valori qui enunciati. Dando atto, infatti, che in Italia uno dei tratti caratterizzanti il patrimonio culturale è il cosiddetto “policentrismo conservativo” [8], appare necessario coinvolgere tutte le componenti dell’ecosistema culturale nella condivisione di un percorso comune.

Il PND è dunque un documento:

  • aperto: liberamente accessibile per tutte le istituzioni culturali e aperto a evoluzioni nel tempo;
  • dinamico: periodicamente aggiornato in ragione degli sviluppi, dell’obsolescenza di metodologie e tecnologie o dei contesti socio-culturali da cui prende forma;
  • condiviso: frutto di un processo di partecipazione articolato in più livelli e suscettibile di gradi differenti di applicazione e scalabilità.

A partire dalla cornice qui tracciata, ciascun ente è chiamato a declinare - in accordo con le normative nazionali e di settore vigenti - la propria “strategia digitale” lungo traiettorie di cambiamento condivise in termini di principi e metodologie. Non si tratta quindi di un documento “prescrittivo” nel senso stretto del termine, dal momento che la trasformazione digitale non può imporsi per regolamento, né dal PND può scaturire un percorso attuativo unico: ogni istituto culturale, in relazione ai propri obiettivi specifici, alle risorse disponibili e al suo livello di maturità digitale, definirà le azioni da mettere in campo in coerenza con la strategia nazionale e con le metodologie qui condivise [9].

Il PND non è nemmeno uno strumento di programmazione finanziaria diretta, ma fornisce i parametri di riferimento per strutturare i progetti di digitalizzazione da inserire nei piani finanziari ordinari e straordinari di ciascun settore.

Lo scopo di questa prima versione del PND #2022-2023 è dunque quello di promuovere e orientare il processo di cambiamento degli istituti della cultura verso una trasformazione digitale consapevole, partecipata, condivisa, sostenibile e inclusiva. Contesto comune d’azione è infatti la base per consolidare l’ecosistema digitale del patrimonio culturale. In quest’ottica, il PND contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite [10].

Con le successive versioni del PND #2024-2026, e con i piani strategici di settore che si auspica scaturiranno da questo documento, saranno definite più puntualmente le azioni specifiche da intraprendere su base pluriennale in relazione ai diversi temi e obiettivi.

[7]Il documento, redatto nell’ambito di tavoli tecnici che hanno coinvolto più di 24 Istituti del Ministero della cultura in rappresentanza di tutte le diverse realtà disciplinari e territoriali, è stato posto in consultazione pubblica attraverso il portale ParteciPa, la piattaforma del Governo italiano dedicata ai processi si consultazione e partecipazione pubblica (https://partecipa.gov.it/processes/piano-nazionale-digitalizzazione-patrimonio-culturale/f/144/). I contributi pervenuti sono stati raccolti in un documento di sintesi disponibile sulla medesima piattaforma.
[8]Se le grandi istituzioni statali conservano una parte rilevantissima del patrimonio culturale del Paese, una parte cospicua è custodita da un numero elevato di soggetti pubblici e privati, radicati in una lunga e complessa storia di comunità e di istituzione, spesso fondate proprio per conservare e valorizzare il patrimonio culturale di rilievo nazionale e locale che altrimenti avrebbero rischiato di andare dispersi o distrutti o di rimanere nell’ombra. Inoltre, nel sostegno di questi soggetti sono spesso coinvolte, anche per competenze regolamentate dalla normativa, autorità regionali e poteri locali, che detengono a loro volta parti consistenti di patrimonio di interesse collettivo.
[9]Una ricerca effettuata nel 2019 dall’dall’Osservatorio innovazione digitale nei beni e attività culturali del Politecnico di Milano, confermata da una rilevazione fatta nel 2021 dal Ministero presso i suoi stessi uffici, riporta che solo il 20% degli istituti si è dotato di una strategia digitale. Il PND può dunque costituire uno stimolo e un utile modello per spingere gli istituti culturali a voler formalizzare il proprio percorso di trasformazione digitale.
[10]L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa comprende 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile da realizzare entro il 2030. Il PND contribuisce, in particolar modo, al raggiungimento degli obiettivi numero quattro (istruzione di qualità), otto (lavoro dignitoso e crescita economica), nove (imprese, innovazione e infrastrutture), undici (città e comunità sostenibili). È possibile prendere visione dei restanti obiettivi dell’Agenda sul sito officiale: https://www.un.org/sustainabledevelopment