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Documenti pubblici, digitali.

6.3. Persone

Affinché la transizione digitale produca valore culturale, economico e sociale è doveroso porre le persone al centro dei processi di cambiamento. Investire sul capitale umano è imprescindibile per creare l’impianto organizzativo necessario alle amministrazioni: troppo spesso infatti la trasformazione digitale è impedita o ostacolata dalla mancanza di competenze interne di natura tecnica e organizzativa. La formazione rappresenta lo strumento fondamentale per far sì che l’innovazione possa radicarsi, crescere e generare valore; in questo contesto essa va intesa come un processo trasversale di lunga durata, volto all’aggiornamento costante delle competenze e delle conoscenze degli individui.

Al contempo è necessario trasformare le forme e le modalità di interazione dei pubblici con i patrimoni culturali: le istituzioni sono chiamate a superare la logica del passato basata sulla fruizione passiva degli utenti, in favore di pratiche di disseminazione culturale e condivisione sociale ad ampio raggio, capaci di mettere le persone al centro delle strategie e di farle interagire con la cultura in modo consapevole e innovativo. Le istituzioni culturali dovrebbero incentivare la partecipazione attiva mediante pratiche di co-creazione e crowdsourcing, incrementando le potenzialità di individui, enti non commerciali, imprese e comunità. Solo implementando azioni strategiche volte al costante aggiornamento delle competenze del personale interno e abilitando la partecipazione di strati sempre più ampi di cittadinanza si potrà favorire la creatività culturale, intesa come processo permanente di ri-contestualizzazione e re-interpretazione del patrimonio all’interno dei paesaggi culturali (cfr. par. Contesti come paesaggi culturali).

6.3.1. Formazione e crescita delle competenze

Le competenze digitali si presentano come tessere di un ampio mosaico, nella cui composizione rientrano abilità tecnologiche, conoscenze metodologiche, attitudini gestionali e processi mentali che consentono di creare e gestire informazioni e contenuti mediante le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.

In affiancamento delle attività formative ordinarie, nell’ambito dell’investimento del PNRR è prevista la realizzazione di un programma di “Formazione e aggiornamento delle competenze” (sub-investimento M1C3 1.1.6, periodo di realizzazione 2023-2026); quest’azione strategica non ha solo lo scopo di arricchire la competenza del personale interno del Ministero - e di tutti i professionisti che operano a vario titolo nelle istituzioni culturali - mediante un programma di apprendimento permanente (lifelong learning) pensato per supportare il processo di cambiamento richiesto, ma anche quello di individuare i fabbisogni in termini di adeguamento organizzativo, assicurando una gestione del cambiamento (Change Management) in tutte le sue fasi. L’intervento formativo tenderà alla creazione di un patrimonio condiviso di competenze, in linea con quanto già stabilito nel Piano per l’Educazione al Patrimonio [54], che possa favorire l’ibridazione degli ambiti disciplinari e operativi e l’integrazione dei livelli di conoscenza.

Affinché la progettazione formativa possa rispondere alle istanze di un’ampia ed eterogenea platea di destinatari e alla rapidità con cui evolve il quadro tecnologico, è necessario elaborare un modello di sviluppo delle competenze che individui ambiti comuni a più categorie di destinatari, piuttosto che specifici profili di ruolo, che rischiano di non rispondere più, già nel breve periodo, agli scenari e agli obiettivi del processo di cambiamento. Il modello che verrà implementato consiste in una matrice che incrocia le aree del processo di digitalizzazione (creare, usare, conservare, governare) con i livelli delle competenze richieste (di base, specialistiche, avanzate). In questo modo sarà possibile definire un quadro dinamico delle competenze necessarie per attuare la trasformazione digitale degli istituti culturali, in linea con quanto previsto a livello europeo, con lo scopo di orientare le future politiche di reclutamento.

Il progetto prevede, in particolare, l’attivazione di un’offerta formativa articolata, secondo principi di modularità e scalabilità, in percorsi che consentano ai diversi destinatari di sviluppare e/o rafforzare, a seconda delle proprie esigenze e del proprio rapporto con il digitale, una o più competenze:

  • un percorso di life long learning, da fruirsi principalmente a distanza, rivolto al personale del Ministero e a tutti i professionisti che operano nel settore del patrimonio culturale, per aggiornare e incrementare le conoscenze e le competenze necessarie per affrontare e gestire la trasformazione digitale;
  • specifiche azioni di formazione, aggiornamento e assistenza dedicate alle organizzazioni, per orientare e supportare gli enti che affrontino un percorso di trasformazione digitale, sviluppino progetti di digitalizzazione del patrimonio culturale e/o creino nuovi servizi.

L’offerta formativa sarà affiancata dalla messa a disposizione di un sistema di auto-valutazione delle competenze digitali possedute dagli operatori, così da consentire loro di individuare i propri fabbisogni formativi specifici e costruire percorsi di aggiornamento personalizzati, scegliendo i programmi che corrispondono alle proprie esigenze. Tale attività sarà propedeutica alla realizzazione di “centri di accompagnamento” per l’attuazione del PND, realizzati anche con il coinvolgimento delle associazioni professionali, creati con lo scopo di attivare tavoli permanenti di ascolto e confronto sulle principali problematiche incontrate dagli istituti nella gestione dei progetti di digitalizzazione e nel design dei servizi per l’utenza.

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Definizione del modello formativo e dei tool di autovalutazione
  2. Definizione del modello operativo dei centri di accompagnamento

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Realizzazione prima tranche di corsi

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Realizzazione del programma formativo nella sua completezza

6.3.2. Disseminazione culturale e condivisione sociale

La pervasività delle tecnologie digitali ha generato aspettative di servizi nel pubblico; ciò ha influito inevitabilmente sulle modalità con cui gli individui immaginano di interagire con il patrimonio culturale. Approfittando di questa opportunità, è possibile accompagnare le attività di formazione e sviluppo delle competenze con azioni che incidano sulla consapevolezza sociale del patrimonio culturale fruito e agito nell’ambiente digitale, stimolando il passaggio dalla percezione individualizzata dei beni, tipica degli accessi a fini d’intrattenimento o commerciali, a una elaborazione collettiva più matura e partecipata, tendente a rimuovere le repliche tecnologicamente aggiornate di visioni tradizionali, ideologiche o stereotipate.

Le pratiche e i processi di patrimonializzazione* che stanno spontaneamente emergendo nelle comunità territoriali, sociali e politiche possono prosperare nell’ambiente digitale: si tratta di un percorso già individuato dalla Convenzione di Faro come indicativo di un rapporto rinnovato fra cittadini e patrimonio, che nel presente documento è declinato in termini di paesaggi culturali. I nuovi bisogni del pubblico, resi plausibili dalle caratteristiche intrinseche che differenziano i beni culturali fisici dai loro corrispettivi digitali (come ad esempio l’uso non rivale, che permette l’accesso simultaneo e plurimo da parte di più utenti) possono essere soddisfatti da una ramificata struttura di servizi, distribuiti capillarmente sul territorio in virtù della loro dematerializzazione.

Le nuove forme di costruzione condivisa dei contesti patrimoniali necessitano di una solida architettura informativa che sappia offrire dati di qualità e informazioni attendibili. Le politiche culturali abilitate dalla costruzione di uno spazio comune dei dati (cfr. par. Infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale) dovranno perciò ampliare il pubblico sia a livelloterritoriale (nello spazio geografico) sia sociale, coinvolgendo segmenti più ampi - e in passato esclusi - della popolazione. Il digitale offre inedite possibilità per la disseminazione culturale: le piattaforme di accesso al patrimonio propongono efficaci strumenti per l’accesso ai dati dei beni culturali, la condivisione dei risultati della ricerca, l’impiego per finalità didattiche e formative, la divulgazione scientifica, la partecipazione alla creazione di contenuti digitali con nuovi linguaggi: tutto ciò allarga l’impatto generato dalla fruizione culturale, che non è più solamente passiva.

Allo stato attuale sono pochi i siti web degli istituti culturali che offrono i propri contenuti secondo modalità che consentano al pubblico di poter interagire; per lo più ci si trova di fronte a “siti vetrina” che offrono informazioni in modo statico. Il patrimonio culturale digitale necessita, invece, di spazi virtuali adeguati per la sua fruizione. In questo senso si ritiene che il modello “Biblioteca digitale” (Digital library) possa essere utilizzato in ogni settore del patrimonio culturale, per promuovere e diffondere la conoscenza, integrare le comunità, erogare servizi digitali. Tale processo evolutivo sarà facilitato dai servizi erogati dall’infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale (cfr. par. Infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale), che esporrà le risorse digitali in modo integrato e strutturato, per essere poi utilizzate nelle applicazioni di front-end settoriali o realizzate a livello di singolo istituto. Le Linee guida per la classificazione di prodotti e servizi digitali, processi e modelli di gestione (cfr. par. Linee guida per la classificazione di prodotti e servizi digitali, processi e modelli di gestione e allegato 4) forniscono una guida per individuare i prodotti e servizi che possono essere realizzati e integrati nelle diverse Digital Library.

A livello nazionale, nell’ambito dell’investimento PNRR è prevista la realizzazione di una “Piattaforma per l’accesso integrato al patrimonio culturale digitale” (sub-investimento M1C3 1.1.10, periodo di realizzazione 2023-2025) che, in quanto hub, consentirà a cittadini, esperti, docenti, enti formativi, imprese e operatori del settore di costruire la propria esperienza di navigazione nell’enorme contesto informativo del patrimonio culturale italiano, costantemente incrementato dalle attività di digitalizzazione. Tale piattaforma, che avrà le funzioni di una Digital Library, metterà in relazione i progetti di digitalizzazione passati con quelli correnti, valorizzandone l’apporto culturale. La piattaforma costituirà uno dei possibili punti di accesso ai dati del patrimonio culturale, che non sostituisce ma integra quelli già esistenti a livello centrale e territoriale, aggiungendo un livello di servizio che oggi manca. Le caratteristiche principali di questa piattaforma saranno legate alle modalità di presentazione delle risorse digitali, che verranno diversificate in modo da garantire una pluralità di approcci: dalla più semplice funzione di “aggregatore” di risorse, alla capacità di svolgere ricerche integrate su domini differenti dei dati presenti nell’infrastruttura software nazionale, alla possibilità di correlare dati presenti in altri sistemi attraverso le tecnologie del IIIF e dei LOD, fino a funzionalità avanzate di visualizzazione dei dati per la ricostruzione di contesti interattivi.

Con finalità analoghe proseguiranno le azioni tese ad accrescere le funzionalità delle piattaforme nazionali di settore, sviluppate e gestite dagli istituti centrali del Ministero, che continueranno a rappresentare i primi riferimenti dei diversi ambiti disciplinari, in sinergia con le piattaforme regionali che proseguiranno la funzione di “racconto” del patrimonio culturale locale.

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Benchmark a livello nazionale e internazionale

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Predisposizione di un prototipo per sperimentazione attraverso la

reingegnerizzazione di soluzioni esistenti

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Progettazione e sviluppo della piattaforma
  2. Azioni di disseminazione

6.3.3. Co-creazione e crowdsourcing

Il digitale offre la possibilità di operare un cambio di prospettiva: chi interagisce con il patrimonio non è più un fruitore passivo, ma un soggetto attivo, capace di arricchire l’universo informativo e di co-creare in modo partecipato, mettendosi in rapporto con gli altri. Non è più sufficiente coinvolgere gli utenti nella fruizione del patrimonio, ma è necessario “attivarli” come agenti consapevoli dei processi di produzione culturale.

Il riuso delle risorse digitali, se opportunamente disciplinato da politiche pubblichechiare e linee guida user-friendly, è in grado di generare valore culturale grazie alla creazione partecipata di contenuti e alla diffusione delle pratiche di interazione, incentivando meccanismi di co-creazione e di produzione di valore dal basso e offrendo nuove opportunità di sviluppo alla cittadinanza dal punto di vista culturale, economico e sociale.

Il patrimonio culturale digitale può così trasformarsi, elevandosi da risorsa “mineraria” (la valorizzazione è staccata dal bene, che ha valore in quanto tale) a risorsa “dinamica” (il valore intellettuale è incorporato nelle risorse ed è da esse inscindibile). Inoltre, la crescente disponibilità di oggetti digitali può innescare virtuosi meccanismi che consentano di instaurare ex novo e/o riqualificare i rapporti fra i luoghi della cultura e gli utenti, anche al di fuori degli ambiti specialistici.

Per accompagnare questi processi, che necessitano di competenze e strumenti specifici, nell’ambito dell’investimento PNRR è prevista la realizzazione di una “Piattaforma di co-creazione e crowdsourcing” (sub-investimento M1C3 1.1.11, periodo di realizzazione 2024-2026), che offrirà nuove prospettive di interazione col patrimonio. La piattaforma, all’interno dello spazio delle applicazioni del nuovo sistema digitale della cultura, potrà arricchire di informazioni e significati il patrimonio digitale attraverso la partecipazione attiva degli utenti. Costoro potranno produrre, caricare e condividere i loro contenuti originali, partecipare a progetti di crowdsourcing per l’arricchimento dei tag e delle descrizioni del patrimonio culturale, contribuire ai processi di riconoscimento e metadatazione delle risorse digitali ed essere protagonisti della costruzione o ri-costruzione di contesti culturali, attivando processi di patrimonializzazione di natura digitale.

La piattaforma di co-creazione costituirà dunque una “sorgente” di contenuti digitali prodotti da molteplici e diversificati attori, che potranno entrare nella filiera certificata dei sistemi di dominio se avranno le necessarie caratteristiche scientifiche e tecniche, ma che manterranno comunque nella piattaforma di co-creazione una loro autonomia derivante dal processo specifico di partecipazione da cui originano. In questo senso, la piattaforma sarà in grado di raccogliere le forme di “documentazione” dei paesaggi e del patrimonio culturale diffuso, che esistono in virtù della presenza di comunità patrimoniali di riferimento. Queste forme culturali, fino ad oggi considerate come “patrimoni minori”, in un giusto paragone con il patrimonio nazionali dei grandi attrattori culturali, potranno così avere una loro piena riconoscibilità e con esse le persone da cui originano.

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Benchmark a livello nazionale e internazionale

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Individuazione di partner, stakeholder e mediatori

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Progettazione e sviluppo della piattaforma
  2. Azioni di disseminazione
[54]Sul Piano per l’Educazione al Patrimonio 2021: https://dger.beniculturali.it/wp-content/uploads/2021/11/Piano-Nazionale-per-lEducazione-al-patrimonio-2021.pdf