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Documenti pubblici, digitali.

6.1. Tecnologie abilitanti

La prima serie di azioni strategiche è volta alla creazione di un contesto tecnologico abilitante, su cui fondare il processo di digitalizzazione di beni, prodotti, servizi e processi destinati a migliorare la gestione e la conservazione del patrimonio e al contempo a soddisfare i bisogni degli utenti (cfr. par. Digitalizzazione e ciclo di vita della risorsa digitale ); questo dovrà avvenire secondo diverse prospettive:

  • lato strategico, adottando tecnologie digitali per ottenere un vantaggio competitivo;
  • lato produttivo, rendendo l’esperienza utente (user journey) più interattiva per le persone;
  • lato applicativo: favorire la produzione, il trattamento, la conservazione e la preservazione a lungo termine, la sicurezza e lo scambio dei dati;
  • lato operativo: impiego di tecnologie digitali per rendere più efficienti i processi interni;
  • lato culturale: creazione di una cultura organizzativa per un ambiente digitale integrato, inclusivo, ricettivo e aperto.

Al centro del nuovo contesto si colloca la necessità di disegnare una strategia per la gestione dei dati e delle risorse digitali del patrimonio culturale, coerenti con le direttive comunitarie e nazionali; la Commissione europea auspica, infatti, che le istituzioni culturali comprendano con fiducia, convinzione e sicurezza le potenzialità dischiuse dalla raccolta, elaborazione e condivisione dei dati e delle risorse digitali culturali.

I dati, dunque, rappresentano il fulcro della trasformazione digitale; essi definiscono il modo in cui produciamo e beneficiamo della cultura, come di qualunque altro ambito della nostra esistenza. L’accesso alla crescente mole di dati e la capacità di utilizzarli criticamente e consapevolmente sono fattori essenziali per l’innovazione e la crescita, dal perfezionamento del processo decisionale al miglioramento della qualità dei servizi pubblici. Le indicazioni della Commissione europea sono chiare e applicabili anche al dominio dei beni culturali: in una società in cui gli individui genereranno quantità crescenti di dati, il modo in cui saranno raccolti e utilizzati deve assumere prioritariamente gli interessi dell’individuo, in conformità con i valori, i diritti fondamentali e le normative europee, oltre ai dettami di quella nazionale. Allo stesso tempo, il volume crescente di dati prodotti dagli istituti e dai cittadini nelle loro interazioni con il patrimonio culturale (big data*), combinato con il cambiamento tecnologico delle relative modalità di archiviazione ed elaborazione, costituirà una fonte di crescita e innovazione che sarebbe colpevole non sfruttare. Questo significa che i dati dovrebbero essere disponibili per tutti, siano essi soggetti pubblici o privati, con o senza finalità di lucro, grandi o piccoli, start-up o over the top. Ciò aiuterà la società a capitalizzare l’innovazione e la crescita della concorrenza e a garantire che tutti beneficino di un “dividendo digitale”, nel senso di assicurare un utilizzo corretto dei dati sia sotto il profilo giuridico che etico, nella prospettiva di una crescita equa delle comunità.

Per questo motivo, nell’ambito dell’Investimento PNRR “Strategie digitali e piattaforme per il patrimonio culturale” il Ministero ha inserito alcuni interventi che mirano a creare un livello infrastrutturale hardware e software a disposizione di tutto l’ecosistema digitale della cultura, sia attraverso la creazione di piattaforme di servizio che operano a livello nazionale (cfr. par. Infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale, Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali, Disseminazione culturale e condivisione sociale, Co-creazione e crowdsourcing), sia stimolando e sostenendo gli operatori economici per lo sviluppo di servizi digitali da diffondere sul mercato (cfr. par. Tecnologie abilitanti per un user-centered design ).

6.1.1. Infrastruttura nazionale dei dati del patrimonio culturale

Nell’ambito delle azioni finanziate con il PNRR, il Ministero ha avviato la realizzazione di una “Infrastruttura software del patrimonio culturale” (sub-investimento M1C3 1.1.4, periodo di realizzazione 2022-2024) quale spazio nazionale per la gestione e conservazione dei dati del patrimonio culturale, in coerenza con le citate strategie europee e nazionali in materia. Tale infrastruttura, che assume le caratteristiche di una piattaforma software progettata nativamente per il cloud, intende creare un ambiente che garantisca una corretta, affidabile, sicura ed efficiente organizzazione delle risorse digitali del patrimonio culturale e dei metadati connessi, con l’obiettivo di raggiungere un duplice risultato:

  • costituire un grande spazio dedicato ai dati della cultura, in linea con la strategia europea che vuole rendere gli stati membri “titolari” della gestione dei propri dati: un ambiente dotato dei migliori standard tecnologici esistenti, sicuro e conforme alle norme nazionali ed internazionali;
  • garantire agli istituti culturali pubblici, ma potenzialmente anche privati, livelli di servizio, in termini infrastrutturali e tecnologici, che da soli difficilmente potrebbero raggiungere o mantenere, preservando comunque la titolarità dei dati e dei processi di produzione, manutenzione e arricchimento qualitativo ad essi riferiti.

Questo permetterà a qualsiasi istituto di sviluppare i progetti di digitalizzazione utilizzando i propri sistemi informativi o applicativi, popolando lo spazio dati nazionale e sfruttando al contempo i servizi dell’infrastruttura (es. servizi di storage, servizi di processamento dati per l’acquisizione del pregresso, servizi di integrazione dati cross domain, servizi di archiviazione e conservazione, servizi di attribuzione dell’identità digitale, servizi di interoperabilità, ecc.). Lo spazio dei dati che si andrà generando è pensato separato, sia logicamente che fisicamente, dalle applicazioni di front-end destinate al pubblico; queste utilizzeranno i dati esposti dall’infrastruttura software attraverso specifiche API (Application Programming Interface*) fruibili da un numero quanto più ampio possibile di utenti/sistemi [28]. In questo modo è possibile per tutti i sistemi partecipanti accedere ai dati derivanti da una vasta comunità cross domain, processati e integrati, preservati in sicurezza e resi disponibili per la creazione di applicazioni che rispondano alle esigenze di utenze sempre più eterogenee e sofisticate (cfr. par. Tecnologie abilitanti per un user-centered design ).

L’infrastruttura software del patrimonio culturale sarà caratterizzata dalla flessibilità dei modelli* concettuali per l’integrazione dei dati, così da restituire molteplici e diverse interpretazioni, senza rinunciare allo spazio di conoscenza dei domini specialistici codificati negli standard di contenuto e di struttura in uso presso i sistemi nazionali gestiti dagli Istituti centrali del Ministero.

La piattaforma fornirà, infatti, i suoi servizi in primo luogo proprio agli Istituti centrali del Ministero, abilitandoli alla gestione e fruizione dei contenuti digitali attraverso le più avanzate tecnologie di content processing e visualization. Allo stesso tempo, i dati generati in tali sistemi saranno dinamicamente acquisiti dall’infrastruttura e costituiranno l’articolato nucleo informativo posto alla base dei futuri servizi di accesso al patrimonio culturale. Il valore di questo ecosistema integrato risiede nel duplice vantaggio di avere dati processati secondo le logiche di dominio ma relazionati e riletti su logiche cross-dominio, utilizzando diverse logiche e tecnologie di integrazione, tutt’ora in corso di sperimentazione.

Con lo stesso principio, specifiche macro-componenti logiche dell’infrastruttura saranno preposte all’acquisizione ed elaborazione dei dati provenienti da sistemi terzi, non aderenti ai sistemi nazionali, secondo le diverse regole e i protocolli che li caratterizzano, conferendo in tal modo allo spazio dati dell’infrastruttura una effettiva dimensione nazionale in ogni dominio descrittivo.

Gli istituti culturali, di qualunque natura, potranno relazionarsi con l’infrastruttura software del patrimonio culturale secondo due modelli:

  • modello integrato, rivolto ai sistemi che conferiscono i propri dati e oggetti digitali all’infrastruttura, condividendone nativamente i servizi; le risorse digitali sono “ospitate” nell’infrastruttura software e vengono memorizzate e conservate sui sistemi dell’infrastruttura, e anche il ciclo di vita della risorsa digitale viene gestito tramite i servizi dell’infrastruttura; paradigmaticamente questo modello è rappresentato dalla integrazione dei sistemi degli Istituti centrali del Ministero in corso di realizzazione;
  • modello federato: pensato per quei sistemi informativi in grado di esporre in modo stabile ed efficiente le risorse digitali mediante API standard; le risorse digitali risiedono nei sistemi di origine e sono “referenziate” nell’infrastruttura, mentre il ciclo di vita dei dati è gestito dall’ente nei propri sistemi. In questo modo i sistemi federati possono condividere con l’infrastruttura solo alcuni servizi, in base alle loro specifiche necessità.

La scelta del modello di riferimento dipende dagli obiettivi dei singoli istituti e dal livello di maturità del sistema cooperante - da stimare a valle di una procedura di analisi e valutazione - e dalla prospettiva di sviluppo che i singoli sistemi immaginano di darsi nel tempo. Specifiche linee guida, rese disponibili a completamento dello sviluppo dei servizi dell’infrastruttura dati, orienteranno gli istituti culturale nella scelta del precorso da intraprendere.

L’infrastruttura software nazionale non sostituisce dunque i sistemi esistenti di catalogazione/descrizione né i siti e i portali di consultazione, ma rappresenta un supporto integrativo per consentire e facilitare il confronto fra risorse provenienti da domini e dimensioni diverse dell’ecosistema. Inoltre, l’adozione di un sistema centralizzato cloud, realizzato sulla logica applicativa a micro-servizi, contribuirà a diminuire i lock-in di settore, riducendo le inefficienze e abbassando i costi di gestione. L’infrastruttura software costituirà, dunque, il nucleo centrale di una rete di sistemi, anche esterni, la cui interconnessione aggiunge valore ai diversi sistemi singolarmente considerati (cfr. par. Disseminazione culturale e condivisione sociale).

Inoltre, l’infrastruttura software del patrimonio culturale incorpora nel suo disegno logiche di processo conformi ai modelli funzionale e informativo OAIS (standard ISO 14721:2012) garantendo in tal modo sia la corretta conservazione delle risorse acquisite nel loro contesto informativo originario che la trasformazione, l’arricchimento e l’esposizione delle stesse verso i sistemi di accesso, tenendo bene separate e allo stesso tempo tracciandole in tutte le fasi. Per la preservazione a lungo termine e la conservazione digitale a norma (o “conservazione sostitutiva”) di determinate tipologie documentarie, l’Infrastruttura colloquierà, integrandosi opportunamente, con sistemi come Magazzini digitali [29] e il Polo di Conservazione digitale [30], parte integrante dell’ecosistema di servizi del Ministero.

In coerenza con la strategia del cloud nazionale [31], la piattaforma software sarà integrata nel Polo strategico nazionale [32], l’infrastruttura progettata per l’erogazione di servizi cloud della pubblica amministrazione, beneficiando così di notevoli vantaggi in termini di efficienza, sicurezza, semplificazione gestionale e costi di manutenzione. Inoltre, sarà sviluppata seguendo le regole tecniche stabilite da AgID per l’interoperabilità tecnica [33], in modo da garantire la collaborazione tra pubbliche amministrazioni e tra queste e soggetti terzi, per mezzo di soluzioni tecnologiche che assicurano l’interazione e lo scambio di informazioni senza vincoli sulle implementazioni.

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Produrre un modello di assessment di dati e sistemi per valutare il livello di maturità digitale e individuare il più appropriato modello di partecipazione all’infrastruttura nazionale
  2. Realizzare l’assessment di n. 50 sistemi a livello territoriale

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Rilasciare i primi servizi core dell’infrastruttura software, utili per sperimentazioni di early adoption e per gestire i prodotti provenienti dalle campagne di digitalizzazione finanziate con fondi PNRR

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Rilasciare tutti i servizi previsti dell’infrastruttura
  2. Integrare/federare n. 50 sistemi a livello territoriale

6.1.2. Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali

Come definito in precedenza (cfr. par. Patrimonio culturale digitale), il patrimonio culturale digitale è correlato al sistema dei beni culturali, materiali e immateriali, ma non coincide con essi; non esiste infatti una relazione “1 a 1” (a un bene culturale non corrisponde una sola risorsa digitale): piuttosto si generano relazioni “molti a molti” (diversi beni culturali possono corrispondere a una risorsa digitale, diverse risorse digitali possono corrispondere a un bene culturale). Il patrimonio culturale digitale non identifica pertanto l’universo dei beni culturali, ma ne è piuttosto una rappresentazione/interpretazione.

Occorre quindi far evolvere il concetto di “codice identificativo univoco”, utilizzato in molti dei sistemi informativi nazionali e regionali, verso un sistema di certificazione esterno ai medesimi; un sistema che, basato comunque sull’identificazione univoca del bene culturale fisico, la mantenga stabile, disponibile e certa nel tempo, consentendo così a tutti i sistemi e servizi che trattano dati riferiti al medesimo bene di poterla richiamare attraverso servizi di interoperabilità.

Prendendo come esempio intuitivo – e non tecnico – quanto avviene per le persone fisiche nel Sistema Pubblico di identità Digitale (SPiD) [34], il certificato d’identità digitale dei beni culturali rappresenta la chiave abilitante affinché un bene culturale sia riconosciuto univocamente nei diversi sistemi informativi, sia amministrativi (gestione dei procedimenti) che culturali (piattaforme di accesso). Il modello si può declinare con una serie di opportune considerazioni, tra cui quella più evidente riguardo il fatto che un bene culturale è ”passivo” e necessita di una persona fisica o giuridica per poter richiedere la certificazione e, una volta ottenuta, operare nei diversi ambiti digitali.

L’attribuzione del certificato di identità digitale presuppone il riconoscimento dello status giuridico di bene culturale; per questo motivo il processo di attribuzione e certificazione dell’identità digitale dei beni culturali deve essere realizzato esternamente ai sistemi di gestione della conoscenza (i cosiddetti “cataloghi”), che non hanno notoriamente l’autorità amministrativa per operare tale attribuzione, ma si limitano a registrare le informazioni e gli attributi che qualificano un bene. Ogni sistema tuttavia, proprio perché privo della funzione certificante, identifica il bene secondo proprie anagrafiche che devono poi essere allineate con quelle prodotte da altri sistemi.

È quindi necessario concepire un sistema che consenta ai beni culturali di esistere nell’ambiente digitale, con una pluralità di fini, quali ad esempio:

  • collegare il bene culturale ai procedimenti amministrativi che lo riguardano, una volta che questi saranno gestiti in modalità digitale;
  • collegare il bene culturale alle risorse digitali che ad esso si riferiscono e ai big data che vengono generati dall’interazione con esso;
  • consentire di tracciare le interazioni con il bene culturale, anche a rilevanza giuridica, che avvengono nei sistemi informativi dell’amministrazione e di terze parti.

Nell’ambito dell’investimento PNRR è prevista la realizzazione di una piattaforma per il “Sistema di certificazione dell’identità digitale dei beni culturali” (sub-investimento M1C3 1.1.2, periodo di realizzazione 2023-2025), che sarà implementata in collaborazione con AgID, con lo scopo di sviluppare un raccordo tra i sistemi che identificano e descrivono i beni culturali e quelli che ne prescrivono il regime giuridico, al fine di poter attribuire e certificare, con procedure completamente digitali, l’identità digitale di un bene culturale, incorporando in essa gli elementi essenziali che lo determinano. L’esito del riconoscimento univoco all’interno di una procedura digitale si perfeziona con la produzione di un certificato digitale e con la sua archiviazione sicura e stabile nel tempo. Non si tratta dunque di un ulteriore sistema di identificazione e codifica dei beni culturali, ma del processo di certificazione delle informazioni in gran parte già esistenti – in maniera frammentata - nei sistemi nazionali al fine di determinare lo status di bene culturale.

Tale sistema costituirà il presupposto per la digitalizzazione dei procedimenti amministrativi e dei processi di gestione dei beni culturali, in analogia con i progressi compiuti in termini di semplificazione, sicurezza ed efficienza al pari di altri servizi abilitanti come lo SPiD, la Carta Nazionale dei Servizi o PagoPA. Inoltre, potrà aprire la strada all’applicazione in futuro degli smart contract* nell’ambito dei beni culturali, anche se tale prospettiva al momento non è in fase di sviluppo.

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Benchmark delle soluzioni esistenti

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Definizione dei requisiti del sistema e del modello di governance

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Realizzazione e messa in produzione del sistema

6.1.3. Tecnologie abilitanti per un user-centered design

Le tecnologie giocano un ruolo chiave nel processo di cambiamento provocato dalla trasformazione digitale. Nuovi strumenti permettono di connettere il patrimonio culturale con le persone, le imprese, gli enti non commerciali e le industrie creative, favorendo la maturazione e la crescita del mercato dei servizi culturali progettati secondo logiche che mettono al centro l’esperienza dell’utente (user-centered design); gli algoritmi di intelligenza artificiale offrono possibilità inattese di organizzazione, interpretazione e manipolazione dei dati; gli sviluppi di prodotti e servizi interattivi (interaction design)e delle tecnologie di visualizzazione immersiva - come la realtà virtuale, aumentata e mista - ammettono sguardi inediti sulle collezioni e consegnano agli operatori culturali potenti strumenti per l’edutainment* (educazione e intrattenimento), la comunicazione, e lo studio e il godimento dei beni e del patrimonio di conoscenze che li accompagnano; i big data, sebbene non siano ancora pienamente sfruttati nel settore culturale, oggi occupano una posizione centrale nella determinazione delle strategie e dei modelli operativi delle istituzioni pubbliche e nelle profilazioni degli utenti propedeutiche alla personalizzazione dei servizi.

In questo panorama è opportuno conoscere e classificare le tecnologie innovative applicabili al patrimonio culturale, al fine di governare lo sviluppo degli applicativi in modo saggio, coniugando logica, sostenibilità - ecologica, ambientale ed economica - e tecnologie, operando scelte consapevoli e mirate al riparo dalle tecnologie emergenti in un determinato momento.

L’innovazione tecnologica, infatti, non genera valore in sé: è imprescindibile valutare preliminarmente come l’introduzione di una determinata tecnologia si inserisce nei processi in essere degli istituti culturali, in relazione al grado di maturità digitale esistente. Secondo questa prospettiva, l’innovazione tecnologica deve arrecare benefici su due piani:

  • Valorizzando i profili di competenza e il know-how che rappresentano il patrimonio conoscitivo sedimentato nel tempo dal personale della Pubblica amministrazione.
  • Rispondendo efficacemente ai bisogni degli utenti secondo logiche che non siano basate sulla scelta a priori di una determinata tecnologia ma che seguano un processo di user-centered design, focalizzato cioè sui comportamenti e sulle aspettative degli utenti (cfr. par. Co-creazione e crowdsourcing).

Per abilitare lo sviluppo di queste applicazioni tecnologiche, nell’ambito del PNRR è prevista la realizzazione di una “Piattaforma dei servizi digitali per sviluppatori e imprese” (sub-investimento M1C3 1.1.12, periodo di realizzazione 2024-2026) per facilitare e sostenere l’espansione e l’integrazione di servizi digitali innovativi da parte di soggetti pubblici e privati, start-up e imprese culturali. La misura, la cui attuazione si svilupperà tra il 2024 e il 2026, è tesa ad acquisire alcune tecnologie abilitanti e applicazioni di base da mettere a disposizione in formato aperto per successivi riutilizzi finalizzati allo sviluppo di applicazioni innovative per il patrimonio culturale. Al contempo sarà supportata, attraverso specifiche linee di finanziamento erogate nell’ambito del PNRR, la crescita di tali applicazioni per implementare un catalogo di servizi ad alto valore aggiunto e potenziale creativo per la ricerca, la gestione innovativa, la fruizione avanzata e la valorizzazione del patrimonio culturale digitale, coerentemente con la classificazione proposta nelle Linee guida per la classificazione di prodotti e servizi digitali, processi e modelli di gestione (cfr. par. Linee guida per la classificazione di prodotti e servizi digitali, processi e modelli di gestione).

Azioni previste a breve termine (2022)

  1. Classificazione puntuale dei prodotti e servizi interessanti per l’ecosistema
  2. Analisi del mercato

Azioni previste a medio termine (2023)

  1. Definizione dei bandi

Azioni a medio/lungo termine (2024-2026)

  1. Erogazione contributi e realizzazione servizi
[28]Si predilige questo approccio quando il dato originale lo consente. Esistono infatti delle eccezioni, come nel caso di dati lacunosi che possono essere ri-creati solo mediante le applicazioni.
[29]Magazzini Digitali è il servizio nazionale di conservazione e accesso ai documenti digitali di interesse culturale, curato dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze (BNCF), in collaborazione con la Biblioteca nazionale centrale di Roma (BNCR) e la Biblioteca nazionale Marciana di Venezia (BNM). Per i dettagli del servizio consulta il sito https://www.bncf.firenze.sbn.it/biblioteca/magazzini-digitali/
[30]Nell’ambito delle azioni finanziate con il PNRR, il Ministero ha avviato la realizzazione del “Polo di conservazione digitale” (sub-investimento M1C3 1.1.8, periodo di realizzazione 2022-2026), la cui realizzazione è affidata all’Archivio centrale dello Stato. L’obiettivo generale del progetto è quello di regolamentare, in modo chiaro e uniforme, dalla fase di pre-ingestion a quella della dissemination, la policy conservativa del Ministero sia interna (Sistema di conservazione di medio-lungo periodo in house per le strutture del Ministero), sia nei confronti delle Amministrazioni statali che dovranno procedere al versamento dei loro archivi digitali nativi (o digitalizzati “a norma”) agli Archivi di Stato, secondo quanto disposto dalla vigente normativa sui beni culturali (Sistema di conservazione permanente degli Archivi di Stato), contribuendo, per quest’ultimo caso, a definire, in ragioni delle funzioni di tutela sugli archivi pubblici (quali beni culturali ab origine) esclusivamente in capo al Ministero, i requisiti e la policy che devono essere adottate dai sistemi conservativi delle PA statali (e, di riflesso, delle PA non statali), sia in house che in outsourcing, che custodiranno gli archivi digitali oggetto del successivo versamento al Sistema di conservazione permanente degli Archivi di Stato.
[31]Cfr. https://innovazione.gov.it/dipartimento/focus/strategia-cloud-italia/
[32]Cfr. https://innovazione.gov.it/dipartimento/focus/polo-strategico-nazionale/
[33]Cfr. https://www.agid.gov.it/it/infrastrutture/sistema-pubblico-connettivita/il-nuovo-modello-interoperabilita
[34]Il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID) è la chiave di accesso semplice, veloce e sicura ai servizi digitali delle amministrazioni locali e centrali. Un’unica credenziale (username e password) che rappresenta l’identità digitale e personale di ogni cittadino, con cui è riconosciuto dalla Pubblica Amministrazione per utilizzare in maniera personalizzata e sicura i servizi digitali. Per approfondimenti si rimanda al sito dedicato https://www.spid.gov.it/