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Documenti pubblici, digitali.

3.2. Processo 2 | I luoghi della cultura mettono a disposizione degli utenti contenuti digitali per creare nuovi e ulteriori contenuti

Questo processo rappresenta l’evoluzione del precedente, dacché si ripropongono le stesse decisioni progettuali del processo 1, aggiungendo un livello maggiore di complessità derivante dalla possibilità per l’utente di generare nuovi contenuti: in questo caso le risorse digitali non vengono messe a disposizione solo per la consultazione e la navigazione, ma anche per il riutilizzo da parte degli utenti per creare nuovi contenuti (User Generated Content [1]_) con finalità scientifiche, educative o creative, senza necessariamente generare una forma di valorizzazione economica (successivo processo 3). Allo schema del processo 1 vengono quindi aggiunte le ulteriori fasi di seguito descritte:

Licenze d’uso Creazione Condivisione

Ulteriori fasi del processo da prendere in considerazione:

  • Definizione dei diritti e dei termini d’uso sui nuovi contenuti prodotti
  • Definizione del sistema di gestione dei diritti

Individuazione del sistema per il riuso dei dati e la creazione di nuovi contenuti:

  • Scelta dei servizi da sviluppare (servizi di consultazione - servizi per la creazione di contenuti)
  • Individuazione della soluzione software (on-premise o SaaS)
  • Supporto e accompagnamento degli utenti nella creazione di nuovi contenuti

Pianificazione forme di disseminazione e condivisione dei contenuti creati dagli utenti:

  • Programma di public engagement
  • Verifica dei contenuti generati dagli utenti
  • Piano di comunicazione e disseminazione

Tabella 4. Sintesi dei processi relativi all’abilitazione di servizi per la creazione di contenuti da parte degli utenti

In questo processo è opportuno prestare la massima attenzione nella fase intermedia, quando andranno scelte le applicazioni per consentire di generare e condividere i contenuti; va precisato che nel caso di specie non ci si riferisce a contenuti generici condivisibili dagli utenti in modo autonomo attraverso i social network, ma a contenuti strutturati (come ad esempio le ricerche o le produzioni creative) che vengono prodotti a beneficio di altri utenti. Le applicazioni, che il PND raccomanda di mantenere separate logicamente e tecnologicamente dalle basi dati, possono essere sviluppate ad hoc ed installate presso i luoghi della cultura (soluzioni custom on-premise) oppure essere acquistate sul mercato come servizio (soluzioni SaaS – software as-a-service). La scelta delle modalità di condivisione risulta altrettanto strategica, perché solo così potranno attivarsi forme virtuose di coinvolgimento e presa in carico da parte del pubblico (public engagement), riuscendo a instaurare relazioni stabili di ascolto, dialogo e collaborazione tra istituzioni culturali e cittadini, studenti, ricercatori e imprese.

[8]User Generated Content (UGC), spesso associato al Web 2.0, è un termine con cui ci si riferisce alle reti sociali, ai siti di social media, alle iniziative collaborative e ad una varietà di opere create, modificate e scambiate da singoli utenti (Elkin-Koren, User Generated Platforms, 2010). Un rapporto OCSE del 2007 lo definisce come: “(i) il contenuto reso pubblicamente disponibile su Internet, (ii) che riflette una certa quantità di sforzo creativo, e (iii) che è creato al di fuori delle routine e pratiche professionali” (OECD, Working Party on The Information Economy, 2007).