4. La definizione di prodotti e servizi digitali
Per migliorare e innovare la gestione del patrimonio digitale, oggi
basata principalmente sull’offerta di prodotti (risorse digitali
derivanti da digitalizzazioni, prodotti editoriali, prodotti espositivi,
ecc.), va intrapreso un percorso sfidante di design di servizi e modelli
per la creazione di valore culturale, sociale ed eco nomico.
Il primo passo è quello di delineare il posizionamento preliminare di
tali servizi nei relativi processi, per avere una solida base su cui
fondare la programmazione.
Per condurre quest’operazione in modo efficace ed efficiente si
presentano tre diverse classificazioni dei prodotti realizzabili e dei
servizi digitali erogabili in formato digitale, basati sui dati e sulle
risorse digitali del patrimonio culturale, ovvero:
- Classificazione per cluster di servizi, definiti sulla base di un
approccio metodologico funzionale alle attività e agli obiettivi
proposti nel PND :
- Servizi digitali di consumo (servizi con i dati) - afferiscono alle funzioni di ricerca e condivisione delle informazioni disponibili in formato digitale dal lato della fruizione (perciò sono definiti “di consumo”), prevedendo la possibilità che gli utenti accedano ai contenuti presenti nelle piattaforme;
- Servizi digitali per la creazione di contenuti (servizi con i dati) - afferiscono alle funzioni di ricerca e condivisione delle informazioni disponibili in formato digitale dal lato della “creazione”, prevedendo la possibilità che gli utenti elaborino e condividano contenuti propri;
- Prodotti e servizi digitali a valore aggiunto (prodotti e servizi sui dati) - contenuti digitali rielaborati con un valore aggiunto che possono sostanziarsi in forme diverse. Questa categoria include infatti sia le banche dati che i prodotti, fisici e digitali, elaborati per finalità espositive, educative, editoriali o commerciali;
- Servizi digitali per la gestione (servizi a lato dei dati) - includono i servizi dedicati alla gestione del patrimonio, delle attività istituzionali e funzionali alle attività di fruizione dei luoghi della cultura (prenotazione, ticketing, pagamenti, segnalazioni, ecc.).
- Classificazione per target di utenza, che definiscono la composizione della domanda nel mercato dei servigi digitali:
- Servizi Business-to-Institutions (B2I) - destinati sia ad enti pubblici (Istituzioni pubbliche, Enti di formazione pubblici, Enti culturali pubblici) che privati senza fine di lucro (Enti di formazione privati, Enti culturali privati);
- Servizi Business-to-Business (B2B) - rivolti ad imprese, professionisti, enti del terzo settore;
- Servizi Business-to-Consumer (B2C) - progettati per i singoli utenti privati potenzialmente interessati.
- Classificazione per livello di complessità della tecnologia sottostante, partendo dall’assunto che gli istituti intenzionati a usufruire/offrire i prodotti/servizi descritti dovranno dotarsi di tecnologie idonee e del relativo bagaglio di competenze digitali per poterle gestire. Va premesso che tale schema di classificazione è frutto di attribuzioni empiriche, dettate dall’esigenza di creare cluster omogenei. Molte tecnologie citate possono infatti essere sviluppate/utilizzate con livelli di complessità variabile, non essendo intrinsecamente semplici o raffinate: a titolo esemplificativo, un CRM (Customer Relationship Management ) semplice può essere realizzato in autonomia tramite delle macro dell’applicativo Excel, uno medio con una soluzione SaaS (Software as a Service ) come Hubsoft, uno complesso con una soluzione SaaS come Sharepoint o Salesforce.
Ciò premesso i cluster sono i seguenti:
- Servizi a basso impatto tecnologico - servizi che richiedono una
base tecnologica elementare (a titolo esemplificativo e non esaustivo
le tecnologie del web 2.0, i database relazionali e non relazionali,
i sistemi di restituzione basati su query full text, la produzione
di open data fino al livello 3 , i CMS , i social network,
l’uso di newsletter, ecc.);
- Servizi a medio impatto tecnologico - servizi che necessitano di
una base tecnologica di livello medio (a titolo esemplificativo e non
esaustivo le tecnologie per la produzione di open data di livello 4,
l’interoperabilità attraverso web service, i CRM , i tour
virtuali non interattivi, le soluzioni di e-commerce, i GIS, ecc.);
- Servizi ad alto impatto tecnologico - servizi che esigono una
base tecnologica complessa (a titolo esemplificativo e non esaustivo
le tecnologie del web semantico, le tecnologie del Web 3.0 e del
metaverso, l’interoperabilità attraverso API, le architetture
applicative a microservizi, la produzione di open data di livello 5,
i sistemi di restituzione basati su motori semantici, la realtà
aumentata, le soluzioni di digitalizzazione e rendering di contenuto,
le soluzioni per la gestione del processo dei dati – ETL, Data
Lineage, le soluzioni di analisi dei dati basate sull’intelligenza
artificiale, l’automazione dei processi, ecc.).
Nella progettazione dei servizi digitali sarà necessario valutare
attentamente sia i target di riferimento - al fine di individuare il più
corretto modello di gestione - sia il grado di maturità digitale
dell’ente, per comprendere il livello tecnologico minimo che il luogo
della cultura deve presidiare per poter erogare il servizio nel tempo.
Nei paragrafi successivi vengono forniti maggiori dettagli sui prodotti
realizzabili e i servizi erogabili in formato digitale, sviluppati a
partire dalla prima delle tre diverse classificazioni sopracitate.
Nel capitolo seguente (cfr. cap. Possibili modelli di gestione), invece, viene presentata l’analisi
dettagliata dei modelli di gestione e delle modalità di fruizione per
ciascun cluster di prodotti e servizi.