La collaborazione istituzionale¶
Il processo di trasformazione digitale coinvolge, a tutti i livelli, decisori pubblici, dirigenza pubblica, cittadini e imprese nella logica della partecipazione e della consultazione. Per affrontare questa trasformazione è necessario delineare e seguire un iter di transizione che richiede collaborazione tra tutte le componenti istituzionali, nel quadro di un sistema nazionale per la trasformazione digitale di cui facciano parte Governo, Enti centrali, Regioni e Province autonome, Enti locali e che sia aperto anche a tutto il partenariato economico e sociale.
La collaborazione consiste nel coinvolgimento delle varie strutture operative esistenti con la missione di sostenere la continua trasformazione digitale del Paese, per rendere esigibili i diritti di cittadinanza digitale e contribuire alla sostenibilità e alla crescita economica e sociale.
In questo senso si rileva l’importante lavoro di interlocuzione con il territorio svolto dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha portato alla stipula di accordi istituzionali strategici con le principali rappresentanze territoriali, nello specifico con: la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani e l’Unione delle Province Italiane.
Come suggerito da diverse associazioni di categoria ICT, si ritiene importante porre l’attenzione anche sulla collaborazione tra pubblico e privato, ritenuta altrettanto strategica per sfruttare appieno le caratteristiche dell’Italia nel contesto digitale e diventare un Paese innovativo. Supportare e contribuire a realizzare un ambiente florido di micro, piccole e medie imprese è un ulteriore fattore di sostegno all’innovazione che, in una logica di crescita integrata sia nel pubblico che nel privato, accelera l’economia, come dimostrato in altri Paesi in cui questo segmento è stato sviluppato con successo.
Tale approccio è volto a: i) suggerire un rafforzamento dell’adozione di politiche specifiche per le micro, piccole e medie imprese, per favorirne il finanziamento e l’accesso nella PA, ii) aumentare la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione; iii) favorire e rafforzare la concorrenza tutelando le MPMI e migliorando ancora il processo già in atto di modifiche di alcune norme sugli appalti; iv) rimodulare gli incentivi fiscali per le aziende modellandoli sulle specificità delle piccole e medie imprese; v) intervenire sul sistema scolastico per incentivare la creazione di professionisti dell’innovazione.
Per arrivare all’integrazione effettiva dei processi e al ridisegno dei servizi pubblici delineato dalle norme vigenti è necessario prevedere percorsi e strumenti che portino ogni Pubblica Amministrazione ad essere in grado di erogare ed utilizzare gli e-service all’interno di domini strutturati, ovvero «spazi di interoperabilità e cooperazione applicativa», e di permettere scambi di dati e informazioni attraverso interfacce API sia con le altre pubbliche amministrazioni che con gli attori privati interessati.
Per favorire questo processo è necessario che alcune amministrazioni possano svolgere il ruolo di coordinamento (hub nazionali e/o regionali).
Nello specifico si evidenziano due possibili scenari per gli enti locali:
- gli enti locali hanno l’opportunità di interfacciarsi direttamente con le amministrazioni capofila (hub nazionali e/o regionali), attraverso spazi di interoperabilità (es. Piattaforma Digitale Nazionale Dati - PDND) per definire processi digitali integrati a supporto dei servizi erogati ai cittadini;
- le amministrazioni capofila possono agevolare i bisogni ed il raggiungimento degli obiettivi dei singoli enti locali attraverso la condivisione dei processi. Nello specifico, gli enti locali possono delegare in via amministrativa le amministrazioni capofila, le quali gestiscono la totalità o parte dei processi per conto degli enti locali. Questo secondo approccio consente agli enti locali l’utilizzo dei processi delle amministrazioni capofila efficientando la gestione e la riduzione notevole di risorse pubbliche.
Quali primi esempi di tali spazi di interoperabilità, nati tutti dalla collaborazione tra Governo, Amministrazioni centrali, Regioni e Enti locali, si possono citare alcuni interventi in corso di realizzazione nell’ambito del PNRR:
- il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0;
- la Piattaforma Digitale Nazionale Dati - PDND;
- il Sistema degli Sportelli Unici (SSU) riferito a SUAP/SUE;
- l’implementazione nazionale dello Sportello Digitale Unico europeo - SDG;
- l’ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale (e-procurement)
- l’Hub del Turismo Digitale (TDH).
Risulta quindi di fondamentale importanza per tutte le pubbliche amministrazioni:
- una forte collaborazione tra i vari livelli istituzionali coinvolti per la corretta strutturazione di e-service, e quindi di servizi digitali integrati e interoperabili; quindi tra gli obiettivi prioritari di ciascun ente dovrebbe esserci l’individuazione di quei procedimenti/procedure più richiesti/utilizzati da cittadini/imprese, che possono beneficiare dell’applicazione dei principi once-only e API-first attraverso la reingegnerizzazione (quando erogati in autonomia) oppure attraverso processi digitali collettivi (quando coinvolgono più enti per pareri, verifiche, ecc.).
- il presidio di tutto il ciclo di vita degli e-service da parte dell’ente; è necessario poter disporre di competenze specialistiche adeguate all’interno dell’Ufficio per la transizione al digitale in forma singola o associata.