3.3. Processo 3 | I luoghi della cultura e/o gli utenti utilizzano i contenuti digitali, rielaborati con un valore aggiunto, per finalità espositive, educative, editoriali e commerciali¶
Questo processo abilita la produzione di prodotti e servizi a valore aggiunto a partire dai contenuti messi a disposizione dai luoghi della cultura e dagli utenti. Per “valore aggiunto” si intende la rielaborazione dei contenuti per creare nuove o più ampie possibilità di fruizione del patrimonio (valore sul valore). Questi prodotti e servizi, descritti nel successivo par. 3, posso essere realizzati dagli stessi luoghi della cultura – anche in accordo con terze parti – o da soggetti esterni, tipicamente imprese culturali e creative, ma anche dai cosiddetti prosumer, intesi come consumatori che diventano a loro volta produttori, aggiungendo valore [9]. Prodotti e servizi così connotati rappresentano il risultato di rielaborazioni (con un valore aggiunto) realizzate a partire dai dati del patrimonio culturale, sviluppate per creare nuovi prodotti o servizi, di varia forma e natura (espositiva, educativa, editoriale, commerciale).
Si riportano di seguito le fasi attivabili da un luogo della cultura qualora decidesse di generare prodotti o servizi a partire dal proprio patrimonio digitalizzato.
Progettazione | Ricerca soluzioni | Promozione | Valutazione |
---|---|---|---|
|
|
|
|
Tabella 5. Sintesi dei processi relativi al riutilizzo dei contenuti digitali per finalità espositive, educative, editoriali e commerciali
In questo processo, il ruolo e l’apporto dei soggetti esterni è centrale; questi possono configurarsi come:
- meri fornitori di servizi (operatori di mercato), che realizzano una progettualità che rimane nel dominio dell’istituto della cultura, che avrà quindi anche l’onere della gestione del servizio stesso una volta messo in esercizio;
- partner che co-progettano e co-realizzano i prodotti o servizi (tipicamente i concessionari di servizi) a cui spetta in genere anche la gestione del servizio in esercizio;
- soggetti “terzi” (tipicamente il terzo settore o le industrie culturali e creative) che realizzano prodotti e servizi per finalità non riconducibili alla missione dell’istituto; i processi pertanto saranno quelli dell’operatore che eroga il servizio stesso, mentre all’istituto culturale spetterà la definizione di adeguate forme di accordo o concessione per l’utilizzo dei contenuti (modello royalty-based).
In questo scenario dovrà essere prestata particolare attenzione alla definizione dei contenuti dei contratti e degli accordi, sia per definire con chiarezza i costi diretti e indiretti (talvolta nascosti) sia per chiarire i modelli di ritorno economico per l’istituzione che mette a disposizione i contenuti. La fase di valutazione risulta altrettanto strategica per comprendere se il prodotto/servizio realizzato sia adeguato alle aspettative degli utenti e possa raggiungere le finalità programmate.
[9] | Il lemma prosumer è un neologismo anglosassone derivante dalla crasi dei termini producer e consumer. Il valore aggiunto che i prosumer realizzano può essere ricompreso nell’area dei prodotti (es. utilizzo i contenuti per produrre prodotti da mettere sul mercato), dei servizi di trasformazione (es. migliorare la qualità dei contenuti associandoli ad altri contenuti), dei servizi di condivisione (es. creare spazi collaborativi per la condivisione social dei contenuti). |