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Documenti pubblici, digitali.

La situazione attuale

Settore privato e non occupati

La transizione digitale dell’impresa è una delle grandi sfide di politica industriale europea insieme a quella della transizione ambientale. È una sfida che ha al suo cuore la questione del capitale umano e dell’accompagnamento delle imprese nell’integrazione delle tecnologie all’interno dei propri processi al fine di creare una produttività innovativa e realmente sostenibile. Bisogna considerare nello sviluppo dei sistemi di produzione lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie emergenti, quali:Blockchain, IoT, AI, Quantum Computing, Sistemi Embedded, Data Mining, Cybersecurity, Sistemi di calcolo ad alte prestazioni e sviluppo di sistemi software certificati. Un significativo risalto va dato anche al rapporto tra lo sviluppo delle tecnologie digitali e la green economy. Sono tematiche molto importanti alla luce della realizzazione di nuovi sistemi di produzione più sostenibili e inclusivi. Alcuni elementi di valutazione:

  • il 30% della nuova forza lavoro necessaria in Italia sarà impiegato, nei prossimi anni, in lavori legati all’utilizzo di tecnologie digitali o all’economia circolare. Già oggi le imprese che puntano sull’innovazione e cercano di allargare il proprio mercato di riferimento, facendo leva anche sull’export, richiedono competenze digitali nell’analisi dei dati, nella programmazione e nella gestione di soluzioni innovative;
  • in uno scenario tecnologico in continua evoluzione, le professioni tradizionali sono quindi sottoposte, e sempre più lo saranno in futuro, ad una azione costante di upskilling e reskilling. Al contempo si affacciano sul mercato, guidato dalla domanda, i nuovi attori della rivoluzione digitale in corso quali ad esempio l’artificial intelligence specialist, il big data analyst, il cloud computing expert, il business intelligence analyst o il social media marketing manager;
  • è da sottolineare l’importante contributo delle donne allo sviluppo tecnologico del sistema Paese e l’importanza data dall’Italia alla dichiarazione “Women in Digital” firmata a livello UE il 9 aprile 2019 durante il Digital Day 2019 [1];
  • In questo contesto in cambiamento, il Digital Economy & Society Index (DESI) posiziona l’Italia, anche nel 2020, ai livelli più bassi per quel che riguarda la dimensione “Capitale umano” che include l’uso di internet e le competenze digitali di base e avanzate. Una situazione certamente non incoraggiante sia per quel che concerne l’efficienza della PA, sia per la competitività del sistema economico nel suo complesso. La scarsa digitalizzazione ha infatti profondi effetti su crescita e produttività;
  • se si considera che attualmente gli occupati ICT rappresentano il 4% dei lavoratori, la grande sfida del Paese sarà quella di sostenere i nuovi attori, gli specialisti, e le loro competenze strategiche, nel loro affermarsi sul mercato e, contemporaneamente, di potenziare le competenze digitali per il restante 96% dei lavoratori non ICT, rafforzando il tessuto imprenditoriale ad ampio spettro. Tale dato è ancora più significativo se si considera che solo una quota parte degli occupati nel settore ICT svolge attività di sviluppo tecnico e ancor minori sono gli occupati in settori che sviluppano o utilizzano tecnologie di frontiera;
  • appare quindi evidente la necessità di supportare il tessuto imprenditoriale con azioni volte a sostenere da un lato la trasformazione tecnologica dei relativi modelli di business e dall’altro la formazione del personale coinvolto, a tutti i livelli, unitamente ad una azione informativa che guidi passo passo gli attori interessati al fine di consentirgli di individuare il percorso di digitalizzazione più vicino alle reali esigenze, utilizzando al meglio i migliori e più efficaci strumenti attualmente in campo.

Settore pubblico

L’affermazione di una cultura digitale e dell’innovazione condivisa a tutti i livelli dell’amministrazione rappresenta un fattore chiave per accelerare il processo di trasformazione della Pubblica Amministrazione italiana in senso innovativo e migliorare i servizi offerti all’utenza. Ad oggi la carenza di competenze digitali si manifesta a tutti i livelli della Pubblica Amministrazione, sia decisionali che operativi:

  • la maggioranza delle pubbliche amministrazioni non ha ancora provveduto alla nomina del Responsabile alla transizione alla modalità operativa digitale, previsto dall’art. 17 del CAD (d.lg. 82/2005). Inoltre, molte delle risorse chiamate a ricoprire tale ruolo non dispongono di adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali previste dalla norma. Tale ritardo, evidenziato nella Relazione finale della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla digitalizzazione della PA approvata nel 2017, si dimostra ancora più significativo se si considera che, sebbene l’ultima formulazione dell’art. 17 del CAD risalga al 2016, la richiesta di individuare un unico centro di competenza sul digitale è prevista dal 1993 per le amministrazioni centrali;
  • l’eccessiva focalizzazione - soprattutto nei percorsi di selezione - sulle competenze di tipo giuridico-amministrativo ha contribuito nel tempo all’affermazione di una classe dirigente spesso sprovvista delle competenze necessarie a riconoscere le opportunità di innovazione e a coordinare i processi di cambiamento abilitati dalle tecnologie digitali che coinvolgono direttamente le funzioni e le procedure operative presidiate (una ricerca avviata nel 2018 dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione segnala la prevalenza tra i dirigenti pubblici di capacità informatiche operative piuttosto che di competenze riferibili ad una gestione dell’ICT più strategica e manageriale [2]);
  • il capitale umano della PA italiana nel suo complesso risulta male attrezzato, anziano (il 45% dei dipendenti pubblici italiani è sopra i 54 anni contro il 22% della media OCSE [3]) e soprattutto poco qualificato (solo il 38% del personale pubblico ha conseguito un titolo universitario e il 3% un titolo post-laurea [4]). A questa scarsa qualificazione non si è rimediato negli ultimi anni con appropriati investimenti in formazione, in particolar modo in ambito digitale (nel 2017, la formazione in materia di digitalizzazione ha registrato poco più di 126.000 partecipanti pari a circa il 5% del totale [5]).
[1]https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/eu-countries-commit-boost-participation-women-digital
[2]FPA Annual Report 2018, Competenze (https://www.forumpa.it/riforma-pa/fpa-annual-report-2018/)
[3]OECD (2017), Government at a glance 2017, OECD Publishing Paris
[4]https://www.contoannuale.mef.gov.it/struttura-personale/titoli-di-studio (dati aggiornati al 2018)
[5]Istat, Censimento permanente delle istituzioni pubbliche 2017 (https://www.istat.it/it/archivio/236856)